Trasporti scolastici al palo, un problema per 30mila

Trasporti scolastici al palo, un problema per 30mila
PERUGIA - Tutti a lavorare con il metro, pochi ancora a pensare al chilometro. Tutti a disquisire sui banchi con rotelle o senza, pochi a ragionare su quanti autobus servono nel...

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PERUGIA - Tutti a lavorare con il metro, pochi ancora a pensare al chilometro. Tutti a disquisire sui banchi con rotelle o senza, pochi a ragionare su quanti autobus servono nel post-covid per mettere ogni giorno in movimento non meno di trentamila studenti. Insomma, a oggi in Umbria i trasporti scolastici sono l’ultima ruota del carro, anzi vanno a rimorchio: come dire che stanno fermi, come fermi lo sono dall’inizio di marzo. Il fatto è che fin quando non si chiuderanno le partite relative a spazi (oltre 900 gli sdoppiamenti necessari), organici (servono almeno 1500 nuovi docenti oltre qualche centinaio di Ata) e orari delle lezioni, fare un piano sulla mobilità scolastica regionale è impossibile.


Le aziende di trasporto, da quella pubblica che è Busitalia a quelle private che in gran numero servono gli studenti più piccoli (infanzia, primaria e secondaria di I grado) garantendo il servizio per la scuola dell’obbligo nei vari comuni, aspettano di conoscere che tipo di servizio saranno chiamate a erogare. L’entrata mattutina differenziata, così come l’uscita scaglionata sono già di per sé situazioni che impongono un aumento delle corse al di là dell’orario scolastico ancor più differenziato per problemi di spazio. Se poi alcune scuole, in particolare le superiori più grandi, fossero costrette a fare turni pomeridiani, la richiesta si dilaterebbe ancora. Allora la domanda che corre di bocca in bocca è: ma sono in grado queste aziende di assicurare un servizio così maggiorato? Se rimarrà ferma la norma sul distanziamento la risposta non potrebbe che essere un no secco. Con i bus riempibili a metà ci vorrebbe il raddoppio dei mezzi. Ma già in altre regioni, Emilia Romagna per esempio, ci sono bozze di linee guida che dovrebbero anticipare quelle omogenee per tutto il territorio nazionale.



«Per i mezzi di trasporto scolastici sarà necessario procedere all’igienizzazione, sanificazione e disinfezione dello scuolabus almeno una volta al giorno e prima dell’effettuazione del servizio – scrivono in Emilia -. Non si dovrà occupare il posto vicino al conducente, che dovrà indossare i dispositivi di protezione individuale. Gli alunni non dovranno avvicinarsi al conducente, e al momento della salita sul mezzo di trasporto e durante il viaggio i ragazzi dovranno indossare una mascherina, anche di stoffa, per la protezione del naso e della bocca». Dunque tutti i posti occupati, ed è già un fatto, ma nessuno in piedi. E quest’ultimo è un problema perché sia nei servizio urbani che in quelli extraurbani verso le scuole più grandi l’affollamento dei mezzi è in costante overbooking. Basta essere stati una volta a Piscille dove ci sono due scuole (Itts Volta e Ipsia Cavour Marconi Pascal) per avere la precisa cognizione del problema. Ma analoghe situazioni ci sono anche a Santa Maria degli Angeli, Foligno come a Terni tanto per fare altri esempi. Servono dunque soluzioni compatibili e nonostante i comprensibili allarmi lanciati di più parti, quello dei trasporti alla fin fine si spera possa risultare un problema risolvibile. Anzi deve, perché riguarda migliaia di famiglie che tra l’altro sborsano belle cifre: un abbonamento scolastico annuale, si legge nel sito di Busitalia, va dai 238 euro per le tratte brevissime, ai 418 euro fino a 50 chilometri.


Le forze per trasportare gli studenti umbri alle rispettive scuole ci sono, quel che serve sono i relativi finanziamenti, quelli che sono stati promessi e che dovrebbero servire a ripianare i buchi del passato (si discute ancora sul vuoto per pieno dei mesi di fermo) e garantire incrementi di servizi da settembre in avanti. Tutte queste problematiche devono essere discusse in un apposito tavolo di lavoro coordinato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, «finalizzato anche alla valutazione circa il reperimento di specifiche risorse che si rendessero necessarie». Un tavolo che deve avere un’articolazione locale che ancora non è stata formalizzata e che sicuramente è il caso di attivare 
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Il Messaggero