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«Basta usare le scuole come capro espiatorio». Un gruppo spontaneo di genitori e studenti ha deciso di impugnare al Tar dell'Umbria l'ordinanza del 6 febbraio scorso della Regione che dispone la chiusura in presenza di tutte le classi delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, statali e paritarie, di tutti i comuni della Provincia di Perugia e di alcuni comuni della provincia di Terni.
«Il gruppo è composto da genitori e docenti che hanno deciso di impegnarsi per garantire ai ragazzi il diritto ad una istruzione efficace e ad una crescita socio-psicologica equilibrata» scrivono nella lettera firmata da Francesca Leone e Martina Leonardi in rappresentanza del gruppo spontaneo coordinato e promosso dal comitato 'A scuola'. L'obiettivo è «dare voce a tutti gli studenti (delle scuole di ogni ordine e grado, paritarie e statali) e genitori che vogliono essere tutelati nei loro diritti, famiglie abbandonate a gestire una situazione sempre più insostenibile».
«Nel momento più buio per l'Umbria - dicono - speravamo di non dover essere costretti a rivolgerci agli organi della giustizia. Anche noi siamo preoccupati come tutti per la situazione dei contagi e abbiamo genitori e nonni anziani da proteggere, ma è inaccettabile che in questa regione gli studenti siano utilizzati come capro espiatorio.
«E invece - concludono - la Regione ha preferito la via più semplice, sospendendo ancora una volta un diritto imprescindibile per bambini e ragazzi, e mettendo in difficoltà molte famiglie che si sono ritrovate dall'oggi al domani a dover gestire figli a casa e lavoro, a volte ricorrendo ai nonni, coloro che dovrebbero essere tutelati e protetti. Inoltre questa chiusura aggrava indirettamente la situazione sanitaria in quanto molti genitori che svolgono attività sanitarie, si trovano a dover scegliere tra garantire la loro presenza in ospedale e assistere i figli piccoli a casa. Infine, vorremmo ricordare la triste situazione dei ragazzi delle scuole secondarie superiori che vivono in un isolamento assoluto praticamente per il secondo anno scolastico consecutivo, privati della scuola, dello sport e di qualsiasi altra opportunità di socializzazione. In Umbria, questi studenti hanno subito l'interruzione dell’attività didattica in presenza a partire da 3 novembre 2020 fino al 23 gennaio 2021, rientrando poi in presenza solo per una settimana e tornando in DAD subito dopo. I dati dimostrano che questa prolungata chiusura, insieme a quella
di tutte le scuole nel periodo natalizi, non ha portato alcun rallentamento dei contagi. Come possiamo pensare che i ragazzi abbiano fiducia nelle istituzioni? Il problema non sta solo nella minore efficacia della DAD rispetto alla didattica in presenza, ormai dimostrata da numerosi studi nazionali e internazionali. Dobbiamo anche tutelare l’equilibrio psicologico dei ragazzi. Infatti, è drammaticamente cresciuto l’abbandono scolastico, sono decine le richieste di aiuto agli psicologi e sono in aumento i casi di autolesionismo. Dobbiamo intervenire prima che questa diventi un’altra emergenza sanitaria». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero