Sangemini, i sindacati: «Clima incandescente i dipendenti hanno già dato tutto» La proprietà: «Non siamo intenzionati a vendere»

Sangemini, i sindacati: «Clima incandescente i dipendenti hanno già dato tutto» La proprietà: «Non siamo intenzionati a vendere»
Presidio di sindacati di categoria ed rsu della Sangemini, stamani, 26 febbraio davanti alla prefettura di Terni, in occasione dell'incontro convocato dal prefetto Emilio...

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Presidio di sindacati di categoria ed rsu della Sangemini, stamani, 26 febbraio davanti alla prefettura di Terni, in occasione dell'incontro convocato dal prefetto Emilio Dario Sensi, su richiesta delle stesse organizzazioni sindacali,

per valutare la situazione dello stabilimento delle acque minerali.
Ad organizzare il sit in sono state le segreterie locali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, preoccupate per il futuro dei siti di San Gemini e Acquasparta, di fronte «all'assenza di dialogo, ormai da mesi, con la proprietà».
I rappresentanti delle tre sigle - rispettivamente Paolo Sciaboletta, Simone Dezi e Fabio Benedetti - hanno sottolineato che «l'attività produttiva va avanti molto lentamente a causa della mancanza di materie prime» e che «dalla prossima settimana mancheranno prospettive».
«In fabbrica - hanno aggiunto - c'è un clima incandescente, i lavoratori hanno già dato tutto, anche attraverso la cassaintegrazione, per avere un futuro accettabile e un rilancio, manulla di quanto promesso è avvenuto». Per questo viene ritenuta «fondamentale» la convocazione di un tavolo al ministero dello
Sviluppo economico «per capire se questa proprietà è ancora in
grado di gestire il gruppo».
La proprietà. «Il gruppo Acque Minerali d'Italia è da sempre presente e attivo nell'interlocuzione con le istituzioni e con le strutture territoriali per far fronte alla
situazione relativa agli stabilimenti umbri. Rispetto a tale contesto, Ami tiene a specificare che non è prevista nessuna chiusura degli stabilimenti, né a San Gemini, né in Umbria, né in Italia». A dirlo, in una nota, è la proprietà del gruppo
alimentare, che controlla anche il marchio Sangemini-Amerino.
A poche ore dal presidio  organizzato davanti alla prefettura da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, durante il quale i sindacati sono tornati ad esprimere le loro preoccupazioni in merito al futuro dello stabilimento, l'azienda spiega che «è
allo studio una riorganizzazione e una razionalizzazione del gruppo, che permettano di rendere sostenibili le attività sui territori, anche alla luce della fase problematica del settore delle acque minerali in Italia che riguarda tutti i player

presenti sul territorio, e dopo aver investito circa 60 milioni di euro negli stabilimenti produttivi, vista l'esigenza di ammodernamento e ristrutturazione degli impianti diimbottigliamento». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero