Perugia, sospesa sottufficiale infedele. L'accusa: «Ha intascato i soldi delle multe»

La sede della polizia provinciale a Perugia
Dentro all’esposto sulla Provincia di Perugia che sta studiando la guardia di finanza, c’è anche il capitolo delle multe non riscosse. Una vicenda non nuova, ma...

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Dentro all’esposto sulla Provincia di Perugia che sta studiando la guardia di finanza, c’è anche il capitolo delle multe non riscosse. Una vicenda non nuova, ma che alla luce di quanto verificheranno gli uomini delle Fiamme Gialle che si muovono sia per la procura penale che per quella contabile, potrebbe avere nuovi sviluppi. Sul fronte dell’omesso controllo? È un’ipotesi da valutare.


Proprio per la questine delle multe che ha visto indagata un maresciallo maggiore donna della polizia provinciale, l’ente ha sospeso la dipendente. Il provvedimento è di fine febbraio ma torna d’attualità nei giorni in cui inizia il processo nei confronti del maresciallo maggiore che, prima della sospensione, era stata spostata ad altro incarico. La vicenda che ha portato alla sospensione è il procedimento penale iniziato nel 2018 per la vicenda delle multe sparite, cancellate, intascate e rivedute. Un’indagine condotta dal sostituto procuratore Mario Formisano. Nella chiusura delle indagini, tra l’altro, la procura aveva ipotizzato, tre accuse, quelle di omissione di atti d’ufficio, il peculato e la falsità materiale commessa da un pubblico ufficiale in atto pubblico.
Per esempio il peculato è indicato 18 volte nella richiesta di giudizio. E la somma delle sanzioni mai finite nelle tasche dell’Ente, ma in quelle, secondo l’accusa, del sottufficiale della polizia provinciale, arriva a toccare quasi i cinquemila euro. Ci sono incassi mai versati da 422 euro e anche da 41.
Secondo la Procura, la sottufficiale «al fine di commettere e occultare il reato di peculato attestava falsamente nella ricevuta del processo verbale..... di aver inserito nel registro delle somme pagate in contanti l’importato pagato in contanti».
La sospensione dall’ufficio è arrivato una volta l’Avvocatura dell’ente di piazza Italia ha informato il segretario generale che c’è stato il rinvio a giudizio.
La norma prevede che al dipendente sospeso è corrisposta un’indennità di natura assistenziale pari al 50% dello stipendio tabellare in godimento al momento della sospensione nonché gli assegni del nucleo familiare e la retribuzione individuale di anzianità. Nella determinazione dirigenziale che dispone la sospensione si fa riferimento al fatto che «in ogni caso la natura dei fatti cui si riferiscono le ipotesi di reato formulate espongono potenzialmente a grave pregiudizio il regolare svolgimento del servizio e l’immagine dell’amministrazione...».

La Procura ha anche scoperto che in 92 occasioni il maresciallo maggiore non ha protocollato in uscita, e quindi non ha notificato ai diretti interessati, i verbali di contestazione. I verbali, cioè le multe regolarmente elevate dalle pattuglie in strada, non erano state inserire nella procedura informatica e quindi non era stato richiesto il pagamento. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero