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PERUGIA Una partita da oltre 4,8 miliardi di euro che per il 70% è “controllata” da ministeri o grandi aziende nazionali. Per come è stato strutturato, il Pnrr umbro ha la stanza dei bottoni lontano dalla regione e solo un terzo dei fondi diretti all’Umbria vede Regione, Comuni e Province quali enti attuatori. I quali, secondo quanto si desume dalla piattaforma Regis, stanno rispettando il cronoprogramma anche se alcuni sono alle prese con una corsa contro il tempo. «Entro il 31 dicembre – ricorda Silvio Ranieri, segretario generale Anci Umbria – vanno concluse le attività delle piccole opere. I Comuni in generale stanno rispondendo positivamente, ma 12-13 sono più in difficoltà».
Secondo il monitoraggio effettuato dalla Regione su dati Regis, dei circa 3.500 progetti ammessi a finanziamento Pnrr, la metà circa vede come soggetto beneficiario un comune e comunque, anche se non attuatori, tutti e 92 beneficiano di almeno un contributo.
Questo anche perché quando introdotto, il Pnrr prevedeva un rapporto diretto tra governo e Comuni tra i quali, grazie anche alla collaborazione della Regione, non emergono particolari criticità. «Si stanno comportando bene», spiega Ranieri. «Come Anci Umbria abbiamo costituito un presidio a supporto, cercando di fare da trade d’union tra le due prefetture, che svolgono attività di monitoraggio, e la Ragioneria generale, che si occupa della rendicontazione. Entro fine anno si concludono le attività delle piccole opere, sotto i 50mila euro, e i comuni stanno rispondendo positivamente». Laddove persistano problematiche, un recente accordo stretto a Roma tra Anci, Ifel e Ragioneria generale, prevede un piano di supporto al Responsabile unico del progetto (Rup) e ai Comuni. «L’intesa ha individuato come capofila la Lombardia e l’Umbria che con Ifel ha aperto una collaborazione molto forte sul presidio Pnrr: come Anci e Comuni trovano piena collaborazione». Con Ifel, infatti, già esisteva un pre accordo a supporto del Rup, come formazione. «Un percorso attivato, ad esempio, per quei Comuni che appaiono in difficoltà anche in vista della scadenza del 31/12: parliamo di 12-13 enti, equamente divisi tra le due province», spiega Ranieri. Un aiuto in questo senso è arrivato anche dalla Regione. «Sta individuando altri esperti da destinare a supporto esclusivo dei Comuni», spiega Ranieri. «Non sarà possibile prevedere una figura per comune, piuttosto un team che opererà tramite formazione in call o in loco: sul principio Dnsh (nessun danno all’ambiente dagli interventi Pnrr, ndr), ad esempio, la Regione si è già mossa per sostenere quei comuni in difficoltà per non perdere importanti finanziamenti».
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