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PERUGIA Quanto peserà sull'economia regionale la guerra in Ucraina? Qualcuno sta già provando a fare i conti. Lo stanno facendo gli economisti Marcello Signorelli e Claudio Socci, che stimano come minimo sottolineando in rosso l'avverbio un meno 0,7 per cento nel Pil 2022 del Cuore verde. «Minimo - rimarca Signorelli - perché andrà considerato il rallentamento dell'economia globale e tutto quello che la guerra comporta relativamente alle conseguenze sulle catene globali del valore».
I DATI
Il dato stimato in questi giorni da Signorelli e Socci è il risultato di un modello di elaborazione che incastra diversi fattori, tra cui il calo della domanda estera, la minore domanda nazionale e la riduzione dei consumi interni in Umbria. L'export umbro verso la Russia vale 107 milioni di euro all'anno e quello verso l'Ucraina pesa circa 17 milioni. I dati sono riferiti ai bilanci - chiusi - del 2020. Anche per il 2021 i numeri non si discostano dall'anno precedente, e anzi come riportato nei giorni scorsi dal Messaggero hanno viaggiato con il segno più: l'agenzia di Confindustria Umbria export (pensata per accompagnare le imprese nei processi di internazionalizzazione), fissa a 85 milioni le esportazioni Umbria-Russia nei primi 9 nove mesi dello scorso anno, che vuol dire circa 115milioni a dicembre 2021, per l'Ucraina, invece, i 13 milioni tra gennaio e settembre dovrebbero valere almeno 17 milioni sui 12 mesi. Complessivamente, la somma dei due Paesi supera di poco il 3 per cento delle esportazioni delle imprese umbre. Dentro quelle cifre c'è molto di meccanica, meccanica per l'agricoltura in particolare, e anche beni strumentali, poi il tessile - molto di lusso - e le eccellenze agroalimentari: vino, olio, tartufo.
L'ANALISI
Su questo quadro gli economisti pesano le conseguenze dell'impennata dell'inflazione, spinta in particolare dall'aumento dei costi delle forniture energetiche: i più importanti istituti di ricerca internazionali ipotizzano variazioni di oltre il 20 per cento nel 2022 per il prezzo del petrolio e del gas importati. «Identificati i prodotti oggetto di scambi commerciali e abbinando il fenomeno inflazionistico spiega Signorelli - è possibile tentare di stimare l'impatto del conflitto anche sull'Umbria. Lo shock economico evidenzia una contrazione della domanda estera di alcune tipologie di beni e servizi e un incremento del prezzo di alcune materie prime. Per quantificare l'impatto della guerra, quindi, è necessario un modello caratterizzato dalla possibilità di innestare lo shock sia dal lato dell'offerta che dal lato della domanda con un grado di disaggregazione ampio. Il modello che abbiamo utilizzato è un modello di equilibrio economico generale computabile, basato sulla matrice contabilità sociale costruita per la regione Umbria. In base a questo, oggi possiamo ipotizzare che l'impatto dello shock composto di domanda e offerta costerà al sistema Umbria almeno lo 0,7 per cento in termini di minore Pil annuo».
IL QUADRO
Per stare sui numeri: l'economia umbra nel 2019 era circa 14 punti sotto i livelli pre-crisi di dieci anni prima e la pandemia ha fatto segnare un meno 8,5 per cento nel 2020 cui è seguito il rimbalzo del 6,1 per cento nel 2021.
Il Messaggero