«Non possiamo fare mutui, unica salvezza il Piano periferie»: il sindaco di Terni lancia un appello insieme ai colleghi di Benevento e Potenza

«Non possiamo fare mutui, unica salvezza il Piano periferie»: il sindaco di Terni lancia un appello insieme ai colleghi di Benevento e Potenza
TERNI I sindaci di Terni, Benevento e Potenza hanno inviato stamani una lettera al Governo per porre all'attenzione dell'esecutivo «la peculiarità delle...

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TERNI I sindaci di Terni, Benevento e Potenza hanno inviato stamani una lettera al Governo per porre all'attenzione dell'esecutivo «la peculiarità delle condizioni materiali e giuridiche delle amministrazioni in stato di dissesto che avevano fatto particolare affidamento sui fondi del Piano periferie, una delle poche entrate straordinarie possibili, posticipate dal cosiddetto decreto Milleproroghe». Tutti e tre i Comuni, presenti nelle graduatorie per l'assegnazione dei fondi del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie, sono infatti in condizioni di dissesto e non possono, per le loro condizioni economiche, attivare mutui. La missiva, firmata da Leonardo Latini, Clemente Mastella e Dario De Luca è stata indirizzata in particolare al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al vice presidente del Consiglio e ministro dell'Interno Matteo Salvini, all'altro vicepresidente e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, al viceministro dell'Economia e delle Finanze, Massimo Garavaglia, ed a al sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dei ministri, Giancarlo Giorgetti.

«La decretazione della insolvenza - scrivono Latini, Mastella e De Luca nella lettera - ha delle conseguenze rilevanti, poiché implica l'applicazione di una disciplina particolarmente stringente, specie sotto il profilo delle possibilità di approvvigionamento finanziario. Di fatto ci è preclusa la possibilità di contrarre mutui per finanziare l'attività dell'ente. Per tali motivi è per noi vitale il ricorso a fondi, filoni, progetti e programmi speciali di finanziamento e non perdere neppure un centesimo di quanto stanziato». I tre sindaci spiegano poi che nello specifico senza tali risorse si troveranno «nella impossibilità di dare con ragionevole tempestività le (pur minime e senza dubbio insufficienti) risposte a quelle esigenze sociali che le zone marginali delle nostre città reclamano a gran voce». Anche alla luce dello stesso spirito del decreto Milleproroghe e delle normative sulle procedure di dissesto degli enti, i tre sindaci ritengono che «possa essere opportuna nei successivi passaggi d'aula l'adozione di una modifica legislativa che preveda quantomeno - scrivono ancora - la non applicabilità della previsione normativa approvata in Senato alle città che si trovano nella nostra condizione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero