«La decretazione della insolvenza - scrivono Latini, Mastella e De Luca nella lettera - ha delle conseguenze rilevanti, poiché implica l'applicazione di una disciplina particolarmente stringente, specie sotto il profilo delle possibilità di approvvigionamento finanziario. Di fatto ci è preclusa la possibilità di contrarre mutui per finanziare l'attività dell'ente. Per tali motivi è per noi vitale il ricorso a fondi, filoni, progetti e programmi speciali di finanziamento e non perdere neppure un centesimo di quanto stanziato». I tre sindaci spiegano poi che nello specifico senza tali risorse si troveranno «nella impossibilità di dare con ragionevole tempestività le (pur minime e senza dubbio insufficienti) risposte a quelle esigenze sociali che le zone marginali delle nostre città reclamano a gran voce». Anche alla luce dello stesso spirito del decreto Milleproroghe e delle normative sulle procedure di dissesto degli enti, i tre sindaci ritengono che «possa essere opportuna nei successivi passaggi d'aula l'adozione di una modifica legislativa che preveda quantomeno - scrivono ancora - la non applicabilità della previsione normativa approvata in Senato alle città che si trovano nella nostra condizione».
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