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MONTECCHIO «Ci vediamo da Daniele». Una frase che era molto più di un appuntamento. Un'abitudine che suonava di casa, di amici e famiglia. Perchè Daniele Scelba, quarantacinquenne di Montecchio stroncato venerdì da una una malattia implacabile, non era soltanto il re di quel bar al centro della piazza che ha cresciuto generazioni di montecchiesi, ma un vero e proprio punto di riferimento per chiunque avesse bisogno di un momento di ristoro del corpo e, spesso, anche dell'anima. Una seconda casa, come solo un bar di paese può essere, dove vecchi adulti e bambini siedono accanto, in un intreccio di storie e di vite che si fondono in comunità. In tutto questo, gelatiere artigiano, organizzatore instancabile, menestrello, Daniele era l'anima della festa. «Un modo di vivere la vita tutto tuo.. - lo ha ricordato il sindaco Federico Gori- con i tuoi sogni, il tuo estro, la tua fantasia e passioni a non finire.. sempre con la battuta pronta, ma anche la mano tesa verso chi ne aveva bisogno.. il più buono tra i buoni. Sono sicuro che avevano bisogno di qualcuno lassù che facesse il gelato con passione, come solo tu sapevi fare». «Si inventava sempre qualcosa -racconta Manuele Bernarducci, consigliere comunale- io ho 26 anni e da quando mi ricordo, Daniele è sempre stato lì, fra i tavoli del bar». Un locale a conduzione familiare da generazioni, dove Daniele impara il mestiere dal padre, prematuramente scomparso, e poi scende in prima linea. Un susseguirsi di feste di paese, eventi, fuochi d'artificio, la sua grande passione. Poi la malattia fino all'epilogo che ha lasciato un intero paese senza parole. «Montecchio- chiude Bernarducci- non sarà più lo stesso».
Il Messaggero