Infarto troppo lieve «per essere trasferito», paziente muore dopo il “rimpallo” tra ospedali in Umbria

A Spoleto manca il cardiologo, chiesto il trasferimento a Foligno (mai arrivato): morto un 70enne

Infarto troppo lieve «per essere trasferito», paziente muore dopo il “rimpallo” tra ospedali in Umbria
SPOLETO Troppo lieve per essere preso in carico dall’ospedale di Foligno, troppo grave per essere curato in un presidio, come quello di Spoleto, che sulla carta è di...

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SPOLETO Troppo lieve per essere preso in carico dall’ospedale di Foligno, troppo grave per essere curato in un presidio, come quello di Spoleto, che sulla carta è di emergenza urgenza, ma di notte non ha neanche un cardiologo per affrontare le situazioni più ordinarie. È una linea sottile, anche se di sottile c’è poco quando si parla di un decesso, quella in cui è maturata, lo scorso fine settimana, la morte di un paziente di circa 70 anni. E se le cause e tutte le questioni tecniche che hanno portato al drammatico epilogo dovranno eventualmente essere indagate e chiarite in altra sede, questa brutta vicenda - oltre a riaccendere una luce importante sulla carenza di una figura professionale, quella del cardiologo appunto, che non può rendere funzionale alcun ospedale (ancor più se classificato di emergenza urgenza) - può offrire uno spunto di riflessione anche sullo stato attuale del processo di integrazione e sull’effettivo coordinamento tra due ospedali che si apprestano a diventare un polo unico dislocato su due sedi.

 

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Secondo quanto è stato possibile ricostruire, il paziente si è recato al pronto soccorso dell’ospedale di Spoleto accusando dolori al torace. Il personale sanitario ha effettuato tutti gli accertamenti previsti in questi casi, stabilendo che il paziente aveva un infarto in corso. Ma non quello che in gergo si chiama «infarto con stemi», che è il quadro più grave e che richiede l’immediato invio all’angiografia per verificare l’entità dell’occlusione del vaso coronarico, ma il cosiddetto «infarto non stemi», un quadro meno grave ma che richiede comunque tempestività e un percorso ben preciso, in cui è ovviamente centrale la figura del cardiologo. Il fatto è accaduto nelle ore serali/notturne, quando a Spoleto non c’è il cardiologo. Per questo motivo il pronto soccorso del San Matteo degli Infermi si è attivato per trasferire il paziente a Foligno. Un trasferimento che però non c’è mai stato, a quanto pare perché trattandosi del quadro meno grave ed essendo il San Giovanni Battista oberato di lavoro, il tentativo dei medici spoletini è caduto nel vuoto. Fatto sta che poche ore dopo il paziente è deceduto. Una circostanza, quest’ultima, che oltre a procurare un enorme dolore alla famiglia del poveretto venuto a mancare, ha causato grande frustrazione anche nell’ambiente ospedaliero. In questo contesto sarebbe maturata anche la decisione di scrivere una lettera, dai toni duri, alla direzione generale, spiegando l’accaduto ed evidenziando le difficoltà che il personale si trova ad affrontare in situazioni come queste, senza probabilmente un coordinamento efficace con l’ospedale di Foligno e soprattutto senza avere gli strumenti e le figure professionali adeguate per far fronte a situazioni di questo genere. Una vicenda delicata che, come avviene in questi casi, sarà certamente anche oggetto di scrupolosi approfondimenti interni, ma che va comunque affrontata in tutta la sua complessità.

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Il Messaggero