La richiesta d'aiuto dei ceramisti alla Regione: «Riportare i ragazzi nelle nostre botteghe»

La richiesta d'aiuto dei ceramisti alla Regione: «Riportare i ragazzi nelle nostre botteghe»
PERUGIA «Fate entrare i ragazzi nelle nostre botteghe». Suona così l'appello che gli artigiani della ceramica hanno rivolto in questi giorni - per...

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PERUGIA «Fate entrare i ragazzi nelle nostre botteghe». Suona così l'appello che gli artigiani della ceramica hanno rivolto in questi giorni - per l'ennesima volta - all'assessore allo sviluppo economico Michele Fioroni e alla governatrice Donatella Tesei. Tecnicamente si chiama work experience, ed è un sistema rodato che mette insieme formazione e lavoro, in questo caso il meccanismo funzionerebbe con maestri e allievi. Più precisamente: maestri artigiani e giovani apprendisti, intenzionati ad imparare l'arte per poterla usare il più presto possibile, dato che mercato e clienti in alcune nicchie di qualità non mancano.


LA LETTERA
Da qui la missiva firmata nei giorni scorsi da Maria Antonietta Taticchi (presidente dell'associazione delle botteghe artigiane del centro storico a Perugia) e Carla Corna, che guida il comitato artigiani di Deruta: «Il testo unico dell'artigianato prevede azioni di promozione, sviluppo, tutela e il riconoscimento della figura del maestro artigiano, punto di riferimento importantissimo per la formazione professionale - scrivono Taticchi e Corna - ma oggi si sta realizzando ciò che purtroppo è stato annunciato da tempo, la carenza di ceramisti e manodopera qualificata in grado di rispondere alla richiesta in aumento di una produzione artistica di qualità tipica della regione Umbria... per questo chiediamo la riapertura dell'elenco regionale dei maestri e la disponibilità di personale da formare». Il percorso potrebbe passare attraverso i fondi europei (Asse occupabilità del Por Fse): è questo è il suggerimento delle associazioni di categoria. Nel 2014 si misero in fila quasi in duemila, poi furono ammessi circa un centinaio di allievi. Funzionava così: circa 800 euro all'allievo e 500 al maestro.
IL MADE IN UMBRIA
L'appello rivolto a Palazzo Donini ora è decisamente esplicito: «Dopo due anni in cui i nostri laboratori hanno sofferto a causa delle chiusure per Covid e il blocco del turismo, ora è tornato il lavoro, ma manca il personale qualificato che ci affianchi per ottemperare alle commesse. Da anni abbiamo il problema del ricambio generazionale e così la Regione Umbria rischia di perdere un patrimonio di competenze diffuse».
In passato l'iniziativa era stata pensata innanzitutto con lo scopo salvare i mestieri antichi, che sono parte del made in Umbria. L'artigianato artistico, la ceramica ne è un esempio, rientra in quel tipo produzione che oppone unicità e originalità al fatto in serie. Non solo, l'obiettivo era anche sostenere le piccole botteghe, quel pezzettino di economia locale che è anche peculiarità dei borghi e dei centri storici del Cuore verde, capace di esprimere valore pure in chiave turistica.

A questo punto, però, l'albo dei maestri e delle botteghe è rimasto per anni fermo negli uffici della Regione, chiuso in qualche cassetto: lì dentro c'è un po' di tutto, dalla ceramica fino al legno, l'elenco è molto ampio, contiene tanta tradizione e un prezioso bagaglio di saper fare. La richiesta, adesso, consiste nel riaprire quel cassetto un po' impolverato per riattivare un progetto che alcuni anni fa aveva funzionato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero