La richiesta d'aiuto dei ceramisti alla Regione: «Riportare i ragazzi nelle nostre botteghe»

La richiesta d'aiuto dei ceramisti alla Regione: «Riportare i ragazzi nelle nostre botteghe»
di Federico Fabrizi
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Venerdì 20 Gennaio 2023, 17:28 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 15:10

PERUGIA «Fate entrare i ragazzi nelle nostre botteghe». Suona così l'appello che gli artigiani della ceramica hanno rivolto in questi giorni - per l'ennesima volta - all'assessore allo sviluppo economico Michele Fioroni e alla governatrice Donatella Tesei. Tecnicamente si chiama work experience, ed è un sistema rodato che mette insieme formazione e lavoro, in questo caso il meccanismo funzionerebbe con maestri e allievi. Più precisamente: maestri artigiani e giovani apprendisti, intenzionati ad imparare l'arte per poterla usare il più presto possibile, dato che mercato e clienti in alcune nicchie di qualità non mancano.
LA LETTERA
Da qui la missiva firmata nei giorni scorsi da Maria Antonietta Taticchi (presidente dell'associazione delle botteghe artigiane del centro storico a Perugia) e Carla Corna, che guida il comitato artigiani di Deruta: «Il testo unico dell'artigianato prevede azioni di promozione, sviluppo, tutela e il riconoscimento della figura del maestro artigiano, punto di riferimento importantissimo per la formazione professionale - scrivono Taticchi e Corna - ma oggi si sta realizzando ciò che purtroppo è stato annunciato da tempo, la carenza di ceramisti e manodopera qualificata in grado di rispondere alla richiesta in aumento di una produzione artistica di qualità tipica della regione Umbria... per questo chiediamo la riapertura dell'elenco regionale dei maestri e la disponibilità di personale da formare». Il percorso potrebbe passare attraverso i fondi europei (Asse occupabilità del Por Fse): è questo è il suggerimento delle associazioni di categoria. Nel 2014 si misero in fila quasi in duemila, poi furono ammessi circa un centinaio di allievi. Funzionava così: circa 800 euro all'allievo e 500 al maestro.
IL MADE IN UMBRIA
L'appello rivolto a Palazzo Donini ora è decisamente esplicito: «Dopo due anni in cui i nostri laboratori hanno sofferto a causa delle chiusure per Covid e il blocco del turismo, ora è tornato il lavoro, ma manca il personale qualificato che ci affianchi per ottemperare alle commesse. Da anni abbiamo il problema del ricambio generazionale e così la Regione Umbria rischia di perdere un patrimonio di competenze diffuse».
In passato l'iniziativa era stata pensata innanzitutto con lo scopo salvare i mestieri antichi, che sono parte del made in Umbria. L'artigianato artistico, la ceramica ne è un esempio, rientra in quel tipo produzione che oppone unicità e originalità al fatto in serie. Non solo, l'obiettivo era anche sostenere le piccole botteghe, quel pezzettino di economia locale che è anche peculiarità dei borghi e dei centri storici del Cuore verde, capace di esprimere valore pure in chiave turistica.
A questo punto, però, l'albo dei maestri e delle botteghe è rimasto per anni fermo negli uffici della Regione, chiuso in qualche cassetto: lì dentro c'è un po' di tutto, dalla ceramica fino al legno, l'elenco è molto ampio, contiene tanta tradizione e un prezioso bagaglio di saper fare.

La richiesta, adesso, consiste nel riaprire quel cassetto un po' impolverato per riattivare un progetto che alcuni anni fa aveva funzionato.

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