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PERUGIA - Chiesto dal pubblico ministero Laura Reale della Procura di Perugia il rinvio a giudizio di sei persone coinvolte nell’inchiesta sul maxi-incendio alla Biondi ecologica di Ponte San Giovanni avvenuto il 10 marzo 2019. La richiesta di processare Daniel Mazzotti, Bruno Biondi, Cristian Rastelli, Mirco Migliorelli, Silvio Pascolini e Paolo Amadei è stata formalizzata ieri mattina al giudice per l’udienza preliminare Margherita Amodeo. Quella maledetta domenica - secondo gli inquirenti - c’erano quasi quattromila tonnellate di rifiuti più del consentito e il fuoco - sempre secondo l’accusa - si sarebbe potuto spegnere in tempo se la manutenzione dell’impianto antincendio fosse stata a norma. La nube tenne in ostaggio oltre 35mila persone, il fumo appestò l’aria prima a Ponte San Giovanni e poi a Ponte Felcino, Ponte Valleceppi, Bosco e Ponte Pattoli. Un quarto di città visse con l’incubo di respirare o aver respirato diossina, furono 17 le scuole chiuse e per diversi giorni non si poterono mangiare i prodotti della terra per i rischi legati alle sostanze tossiche nell’aria.
I sei sono indagati a vario titolo per aver allestito attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e di violazioni inerenti le normative antincendio.
Nelle carte si legge che all’atto di rinnovo del certificato di prevenzione incendi del 2018 ci sarebbero state delle dichiarazioni false. Ovvero, i quantitativi di rifiuti combustibili nel certificato erano indicati in 1800 tonnellate mentre quelli «autorizzati e realmente gestiti» sarebbero stati «pari a 5.040 tonnellate di cui 2500 di plastica - è scritto nell’avviso conclusione indagini - 2500 di carta e cartone e 40 di pneumatici». Una differenza che avrebbe permesso ai legali rappresentanti di omettere «di adeguare l’impianto anti incendio ai quantitivi reali di materiali/rifiuti combustibili gestiti».
Alla richiesta di rinvio a giudizio sono seguite le arringhe degli avvocati Nicola Di Mario, Francesco Falcinelli, Michele Nannarone, Michele Bromuri, Lidia Braca e Gian Luca Pernazza. Parti civili rappresentate in aula dalle avvocatesse Sara Pievaioli e Valeria Passeri.
Enzo Beretta
Il Messaggero