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SAN GIUSTINO “Giallo Pecorelli”, spunta un testimone. Ma la situazione, se possibile, diventa ancora più ingarbugliata. Si tratta di un 53enne dal quale è partita la segnalazione dell'auto avvolta dal fuoco in un paese conosciuto con il nome di “White Hill”, Collina bianca, sulla strada Fushë-Arrëz-Gjegjan-Mirditë. La zona, ai confini tra Albania e Kosovo, è impervia e poco abitata, il traffico scarso. In più è una notte piovosa, di condizioni meteo avverse come può esserlo il gennaio in montagna. «Ho visto la macchina in fiamme, ho chiamato la polizia che poteva esserci qualcuno all'interno», ricorda. «La polizia di Rrëshen è venuta da me, successivamente si è collegata con la polizia di Puka», specifica. Stando al racconto la pattuglia sarebbe arrivata dopo una mezz'ora. Lunghi minuti durante i quali l'uomo, un contadino, plausibilmente cerca di rendersi conto della situazione, prova ad aiutare i passeggeri di quella “Skoda Fabia” noleggiata da Davide Pecorelli, ormai ridotta ad un ammasso di lamiere fumanti. «Durante la mia permanenza non ho avvertito nessun odore particolare tranne quello delle gomme del veicolo in fiamme», puntualizza al giornalista che raccoglie la dichiarazione. Il quale, a sua volta, annota: «Sorprende che chi ha denunciato l'incendio non abbia sentito il tipico odore di bruciato di un corpo umano nel momento in cui si trovava vicino al veicolo, che non è stato notato nemmeno dalla polizia che è arrivata vicino all'auto che stava bruciando». La medesima fonte riferisce che le indagini delle “tute blu” proseguono sulla pista dell'«evento accidentale, sfumato dal fatto che il 45enne non ha tentato di scendere». Mentre «dal posizionamento fuori strada dell'auto - aggiunge - cade la traccia di una possibile esplosione del veicolo, il che lascia il sospetto che fosse parcheggiato sull'orlo del precipizio» all'altezza di una curva “difficile”. «Gli investigatori albanesi - conclude - sono combattuti tra una morte accidentale, quella premeditata con determinate intenzioni, un tentativo di perdita di traccia da parte dell'imprenditore». Ipotesi tutte da verificare una volta identificate le ossa umane sottoposte all'esame del Dna nel laboratorio forense di Tirana.
Il Messaggero