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PERUGIA - Il giro di affari intorno al traffico di cocaina svelato dalle indagini della squadra mobile di Perugia era «notevole». «Oh, maestro - esclama uno degli albanesi indagati - sono 50 mila». Ma il compare gli risponde: «Per 50 mila al massimo ti piange un po’ il cuore ma tanto stai tranquillo che recuperi…». «Il denaro guadagnato - si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato nove persone in carcere e quattro agli arresti domiciliari - viene investito per acquistare immobili». Negli atti si fa riferimento a un «locale di 280 metri sulla spiaggia di Spillè», all’interessamento «se ha mandato i soldi giù» e a «una casa a tre piani in Albania», quindi all’«acquisto di un appartamento in Belgio» e alla «ristrutturazione di un locale in via dei Mille a Foligno con l’intenzione di aprirci una pescheria a nome di una donna alla quale viene promesso l’acquisto di un’abitazione senza attivare il mutuo».
La presunta organizzazioni dispone di «alloggi e basi operative» tra Misano Adriatico, Milano e Foligno. «Notevole - aggiunge il giudice - è la disponibilità di autovetture, acquisite mediante l’intestazione a terzi, al fine di impiegarle per il trasporto dello stupefacente o l’attività degli spacciatori.
«Dalla complessa indagine è emersa la rete dei contatti fra gli indagati, costituiti in associazione, finalizzata all'acquisto di sostanze stupefacenti da destinare allo spaccio nella città umbre e dintorni - conclude il gip -. Le intercettazioni hanno permesso di acclarare come gli indagati si approvvigionassero dello stupefacente, principalmente cocaina, in ingenti quantità, come dimostrano i sequestri compiuti durante le indagini; il ricavato della vendita poi, oltre a pagare i singoli fornitori, viene principalmente investito nell'acquisto di altro stupefacente o impiegato in investimenti immobiliari. Il contenuto delle intercettazioni è inequivocabile; soprattutto quelle ambientali all'interno delle vetture hanno palesemente acclarato l'attività delittuosa posta in essere, in quanto, in tali casi, gli indagati hanno abbandonato ogni cautela, parlando espressamente dello stupefacente e dell'attività delittuosa. A tali contenuti si affiancano elementi oggettivi ed i riscontri, fra i quali, i recuperi che in molti episodi hanno permesso di ‘chiudere il cerchio’ e avvalorare tutta l'attività intercettiva e di analisi pregressa: in alcuni casi taluni degli indagati sono stati anche arrestati ma tali eventi non hanno interrotto la commissione dei delitti in quanto gli altri membri hanno sempre provveduto a tamponare la situazione continuando nell'attività criminosa».
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