Pescheria, case e 70 auto: il tesoro della banda della cocaina. Tra i prestanome anche il direttore di un albergo

Pescheria, case e 70 auto: il tesoro della banda della cocaina. Tra i prestanome anche il direttore di un albergo
di Enzo Beretta
3 Minuti di Lettura
Giovedì 15 Dicembre 2022, 11:38

PERUGIA - Il giro di affari intorno al traffico di cocaina svelato dalle indagini della squadra mobile di Perugia era «notevole». «Oh, maestro - esclama uno degli albanesi indagati - sono 50 mila». Ma il compare gli risponde: «Per 50 mila al massimo ti piange un po’ il cuore ma tanto stai tranquillo che recuperi…». «Il denaro guadagnato - si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato nove persone in carcere e quattro agli arresti domiciliari - viene investito per acquistare immobili». Negli atti si fa riferimento a un «locale di 280 metri sulla spiaggia di Spillè», all’interessamento «se ha mandato i soldi giù» e a «una casa a tre piani in Albania», quindi all’«acquisto di un appartamento in Belgio» e alla «ristrutturazione di un locale in via dei Mille a Foligno con l’intenzione di aprirci una pescheria a nome di una donna alla quale viene promesso l’acquisto di un’abitazione senza attivare il mutuo».

La presunta organizzazioni dispone di «alloggi e basi operative» tra Misano Adriatico, Milano e Foligno. «Notevole - aggiunge il giudice - è la disponibilità di autovetture, acquisite mediante l’intestazione a terzi, al fine di impiegarle per il trasporto dello stupefacente o l’attività degli spacciatori. Le indagini hanno permesso di verificare nella disponibilità del gruppo circa 70 mezzi tra macchine e motoveicoli, quasi tutti intestati a prestanomi o a pusher». Nell’ordinanza ci si sofferma su una Fiat Punto «che una volta acquistata a Perugia nel 2020 veniva utilizzata prima a Riccione per l'attività di spaccio al dettaglio, poi come staffetta per trasportare cocaina a Spoleto e come mezzo di trasporto di eroina da Milano verso le piazze di spaccio gestite dal gruppo nel centro Italia». Si racconta anche di un «presunto prestanome utilizzato per l'intestazione di autovetture da far usare al gruppo criminale»: lui è l’amministratore unico di un hotel a quattro stelle in Umbria, ora sottoposto all’obbligo di dimora.

Dalle visure la sua società è «intestataria di 90 auto» di cui 5 (Fiat Stilo, Bmw Serie 3, Fiat Bravo, Alfa Romeo 156 e Mercedes Sw) «sono risultate in uso agli associati». Nell’indagine ci sono finite pure le conversazioni spiate di un «autista e corriere di droga per il gruppo criminale, pagato 100 euro al giorno, e la preoccupazione per le eventuali contravvenzioni al codice della strada che andrebbero a influire sulla sua patente di guida in quanto l’auto e l’assicurazione del veicolo acquistato con i soldi del gruppo sono intestati alla sua persona».

«Dalla complessa indagine è emersa la rete dei contatti fra gli indagati, costituiti in associazione, finalizzata all'acquisto di sostanze stupefacenti da destinare allo spaccio nella città umbre e dintorni - conclude il gip -. Le intercettazioni hanno permesso di acclarare come gli indagati si approvvigionassero dello stupefacente, principalmente cocaina, in ingenti quantità, come dimostrano i sequestri compiuti durante le indagini; il ricavato della vendita poi, oltre a pagare i singoli fornitori, viene principalmente investito nell'acquisto di altro stupefacente o impiegato in investimenti immobiliari. Il contenuto delle intercettazioni è inequivocabile; soprattutto quelle ambientali all'interno delle vetture hanno palesemente acclarato l'attività delittuosa posta in essere, in quanto, in tali casi, gli indagati hanno abbandonato ogni cautela, parlando espressamente dello stupefacente e dell'attività delittuosa. A tali contenuti si affiancano elementi oggettivi ed i riscontri, fra i quali, i recuperi che in molti episodi hanno permesso di ‘chiudere il cerchio’ e avvalorare tutta l'attività intercettiva e di analisi pregressa: in alcuni casi taluni degli indagati sono stati anche arrestati ma tali eventi non hanno interrotto la commissione dei delitti in quanto gli altri membri hanno sempre provveduto a tamponare la situazione continuando nell'attività criminosa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA