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TERNI - La Nona di Beethoven, il capolavoro del grande compositore tedesco per soli, coro e orchestra, ha riempito l’anfiteatro Romano. E il giorno seguente, in piazza Tacito, gli spettatori sono arrivati a sedersi fino sul bordo della fontana monumentale. Perchè Terni non è solo capitale dell'acciaio: è anche città delle musiche. Molto dipende dal fatto che a Terni c’è un pubblico attento. «Curioso e partecipe, erede di una tradizione lunga e di qualità» - dichiara l’assessore alla cultura Maurizio Cecconelli.
«Non va dimenticato che la nostra città può vantare, nella sua storia musicale, l'attività di più di un teatro – spiega Silvia Paparelli, pianista e musicologa ternana, da tempo attiva anche nell’organizzazione culturale – qualche nome illustre (Briccialdi, Falchi), ma anche iniziative più recenti e ormai di solida tradizione come il concorso pianistico internazionale Alessandro Casagrande. La programmazione musicale ha quindi a Terni una storia di fatto ininterrotta, pur subendo le trasformazioni imposte dal mutare dei tempi, fatto che ha senz’altro contribuito alla formazione di un pubblico abituato ad un’offerta ampia, talvolta anche di altissima qualità». Silvia Paparelli ne traccia i “connotati”: «Un pubblico nel quale non è raro trovare chi ha una pratica o una formazione musicale ancora oggi, in un’epoca ormai lontana dal dilettantismo diffuso dell’Ottocento e del primo Novecento, esercizio nobilissimo che rendeva possibile che a Terni fossero attive, per fare giusto un esempio, una Società filarmonica e un Concerto cittadino. Ovviamente in tutto questo ha un peso l’accessibilità della formazione musicale: il Briccialdi, ma non solo, considerando storiche “inclinazioni” verso generi diversi, che rendono possibile parlare di pubblico cittadino “delle musiche” più che "della musica”, a cui corrispondono un numero e una varietà di musicisti professionisti anche a loro volta non così abituali per una città di provincia». Terni anche in questo settore si conferma città vivace, non facile, ma di certo non pigra, spesso orgogliosamente campanilistica e attaccata alle sue tradizioni.
Il Messaggero