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Ritorno in sordina, per gli abbonamenti della Ternana. La prima settimana, riservata agli abbonati del 2018 per la prelazione, ha fatto registrare appena 411 tessere sottoscritte. Eppure, c'è chi, pur di abbonarsi e di essere il primo in assoluto, nella mattina del 4 luglio, in cui cominciava la campagna di prelazione, ci si è svegliato prima dell'alba. Giancarlo Miccheli, tifosissimo di 76 anni, non solo si è abbonato, ma ha voluto l'onore di avere la prima tessera staccata al botteghino del Liberati. «Non vi mettete a ridere – racconta – ma sono andato lì alle 5,40 del mattino». Una bella pazienza, aspettare le 9 che si cominciasse. «Mi sono goduto un po' il fresco dell'alba prima del grande caldo – racconta – e con il telefono sono andato un po' sui social. Sono stato lì da solo fino alle 7,40 quando hanno cominciato ad arrivare anche altre persone». L'abbonamento, per lui, è un “must”. Racconta: «Sono abbonato praticamente da sempre, da quando avevo i pantaloncini corti. La Ternana, per me, è una fede. Da ragazzino, quando giocava in viale Brin, mi arrampicavo sui pali per vederla da fuori. Poi, ho cominciato ad abbonarmi e non mi sono più fermato. Ricordo ancora gli anni in viale Brin, fino ai primi anni al Liberati, con la Ternana dei vari Pandrin, Bonassin, Cardillo...». Quest'anno ha scelto i Distinti A. «Gli altri anni ero ai Distinti B. Ho cambiato per via del sole in faccia». Talmente forte, la passione, da prevalere persino su cerimonie, battesimi, matrimoni e altri impegni. «Il giorno del battesimo di mia figlia, nel 1972, lasciai il pranzo per andare a vedere Ternana-Milan. A casa mia, se si vuole organizzare qualcosa, ci si informa prima sul quando gioca la Ternana. Nel 2002 lavoravo ancora all'acciaieria. Una mattina chiesi e ottenni un giorno di ferie e mi misi subito in viaggio per Pistoia, per vedere Pistoiese-Ternana, in un infrasettimanale serale». Non nasconde una certa “crisi di astinenza”, visto che negli ultimi due anni, per colpa della pandemia covid, non si è potuto abbonare, due anni fa perché si giocava a porte chiuse e lo scorso anno perché non ci fu campagna. «L'anno scorso facevo il biglietto. Due anni fa ho dovuto per forza seguire le partite in tv». Giancarlo Miccheli non molla. Anche nell'era in cui abbonamenti e presenze allo stadio sono in calo, è sempre lì. «Capisco, comunque, che la crisi economica renda più difficile, per una famiglia, andare allo stadio».
Il Messaggero