OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«Una vera e propria piazza di spaccio» nella quale i pusher dimostravano una certa tranquillità e la convinzione che quello spazio fosse a loro completa disponibilità». È quanto si legge a proposito di piazza Vassalli (Fontivegge) nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere i sei maghrebini arrestati dalla Polizia nel corso dell'indagine antidroga della squadra mobile. L'inchiesta ha consentito di identificare le vedette, che avevano come «unico scopo quello di vigilare l’accesso alla piazza per segnalare l’arrivo delle forze dell’ordine», e di individuare i nascondigli come «aiuole o mattoni facilmente sollevabili» nei quali veniva occultata la sostanza stupefacente.
Il gip Natalia Giubilei parla della «scaltrezza» e della «disinvoltura» degli spacciatori «dimostrata al punto da mettere apertamente in mostra le sostanze davanti ai passanti o di tagliare le dosi sui muretti della piazza con alcuni che svolgevano di volta in volta il ruolo di vedette».
Sono parte integrante del fascicolo d'inchiesta (coordinata dal pubblico ministero Mario Formisano) i video relativi al «taglio e al confezionamento della sostanza direttamente sopra i muretti della piazza, specialmente i panetti di hashish che venivano poggiati sopra il muretto insieme ai bilancini affinché venisse pesata la sostanza per poi essere materialmente tagliata con un coltello».
Il gip si sofferma anche sull'«occupazione in pianta stabile del territorio e la collaborazione tra di loro»: «Pur vendendo ciascuno per conto proprio o, al più, a piccoli gruppi le medesime sostanze, e quindi essendo teoricamente in concorrenza tra loro, la convivenza è stata pacifica e non hanno esitato a collaborare o a servirsi di mezzi in comune». Le immagini delle videocamere installate in piazza Vassalli hanno consentito di ricostruire circa 800 episodi criminosi. Cessioni «monitorate dalla Polizia nei due mesi di registrazione dell’attività gli indagati si riuniscono in piccoli gruppi, operano in maniera intercambiabile e a cielo aperto, mettendo in mostra lo stupefacente come se fosse un mercato». Stando a quanto emerso le «consegne continue e rapide delle dosi» avvenivano durante tutto l’arco della giornata, da metà mattina fino a sera, e senza soluzione di continuità ai numerosi assuntori».
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero