Fontivegge e l'impegno (privato) per la bellezza: «Non siamo sceriffi, ma il Comune faccia qualcosa»

Fontivegge e l'impegno (privato) per la bellezza: «Non siamo sceriffi, ma il Comune faccia qualcosa»
PERUGIA - «Curare il verde e abbellire il quartiere? Lo facciamo da anni senza concorsi e per conto nostro». Così, postando diverse foto di angoli curati...

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PERUGIA - «Curare il verde e abbellire il quartiere? Lo facciamo da anni senza concorsi e per conto nostro». Così, postando diverse foto di angoli curati alla faccia del degrado, Progetto Fontivegge risponde sui social alle polemiche e ricorda la linea dell'associazione impegnata da anni per la riqualificazione e la sicurezza della zona.

«Nel corso di questi anni – prosegue il post -, i detrattori hanno accusato Progetto Fontivegge di veicolare, attraverso le nostre sacrosante denunce, un'immagine negativa del quartiere danneggiandone la reputazione e l'attrattività. Additati come “sceriffi”, è facile supporre che tra i predicatori del politicamente corretto vi sia chi ci ritiene cavernicoli insensibili rispetto a temi come il decoro dell'arredo urbano e la sostenibilità. Non abbiamo mai cercato autocelebrazioni sui social ma, per una volta, vogliamo mostrarvi come curiamo le nostre pertinenze. Senza concorsi e senza sponsor».


«Negli ultimi anni – chiarisce Andrea Fais, membro di Pf - abbiamo spesso osservato un fenomeno di polarizzazione dell'opinione dei residenti, divisi tra chi giustamente chiede sicurezza e chi ritiene fondamentale coordinare azioni mirate di riqualificazione dal basso. Le due cose possono e debbono andare insieme ma a condizione, sosteniamo noi, che la politica torni a recitare un proprio ruolo attivo e assertivo. Fontivegge dimostra che senza un preventivo ed efficace intervento pubblico nessun privato, cittadino o imprenditore, è in grado di cambiare il volto del quartiere. Abbiamo più volte criticato le scelte dell'amministrazione Romizi in merito a questa visione quasi “messianica” della riqualificazione urbana, con la politica ridotta ad attendere un cambiamento che, come Godot, non arriva mai. L'introduzione dei portieri di quartiere sembra proprio rappresentare l'ultima improduttiva trovata in questo senso. L'impegno di tanti residenti per il miglioramento dell'arredo urbano e la cura degli spazi verdi condominiali non è mai mancato, malgrado la pressoché totale assenza di un concreto supporto da parte delle istituzioni. Tuttavia, finché il quartiere sarà terreno fecondo per spacciatori, sbandati, prostitute e proprietari non residenti senza scrupoli, il nostro attivismo, pur grande, sarà comunque vano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero