La Fondazione Carit entra nel Cda del Banco Desio con la nomina di Ulrico Dragoni

La Fondazione Carit entra nel Cda del Banco Desio con la nomina di Ulrico Dragoni
TERNI La Fondazione Carit è entrata nel consiglio di amministrazione del Banco Desio. L’assemblea dei soci che si è tenuta ieri ha nominato nel cda Ulrico...

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TERNI La Fondazione Carit è entrata nel consiglio di amministrazione del Banco Desio. L’assemblea dei soci che si è tenuta ieri ha nominato nel cda Ulrico Dragoni, attuale vicepresidente della Fondazione, e nel collegio dei revisori dei conti il commercialista ternano Emiliano Barcaroli. L’operazione, annunciata ufficialmente dalla Fondazione Carit, presieduta da Luigi Carlini, il 30 marzo scorso, è andata in porto in virtù del 4,9 per cento del pacchetto azionario del Banco Desio. Operazione che ha uno scopo ben preciso: poter aiutare lo sviluppo del territorio avvalendosi degli strumenti di una banca che controlla la Banca popolare di Spoleto ed avere la possibilità di ottenere i dividendi dalle azioni della banca che andrebbero così ad incrementare i fondi destinati sempre al territorio di Terni e Narni.

Ieri sera l’assemblea di Banco Desio ha approvato il bilancio d’esercizio 2019, preso atto del bilancio consolidato e nominato il nuovo cda.
Nel corso dei lavori, spiega una nota della banca, è stato fornito inoltre “un primo aggiornamento circa l’attuale contesto, fortemente condizionato dall’epidemia Covid-19, rispetto alla situazione considerata con riferimento all’approvazione del progetto di bilancio al 31 dicembre 2019”. L’assemblea ha poi nominato il nuovo cda per il triennio 2020-2022, composto da dodici membri: Stefano Lado (presidente), Tommaso Cartone (vice presidente), Alessandro Decio(amministratore delegato e direttore generale), Graziella Bologna, Valentina Casella, Ulrico Dragoni, Cristina Finocchi Mahne, Agostino Gavazzi, Egidio Gavazzi, Tito Gavazzi, Giulia Pusterla e Laura Tulli.

La lista di minoranza per la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni è riuscita così ad imporre il proprio candidato sulla lista avversaria composta da Fondi di investimento. La Fondazione , partiva dal 4,2% del pacchetto azionario (contro il 2,6% dei Fondi), ha mantenuto il vantaggio anche al termine della raccolta di adesioni tra gli azionisti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero