Foligno, Nataliia: “Due giorni alla frontiera e poi quindici ore di pullman. Mio marito è rimasto in Ucraina alla guerra”

Da sinistra: Elena, Nataliia e padre Taras
FOLIGNO - Quindici ore di viaggio in pullman dopo due giorni, che non...

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FOLIGNO - Quindici ore di viaggio in pullman dopo due giorni, che non sembravano mai terminare, di attesa alla frontiera. Poi domenica l’arrivo a Foligno e l’accoglienza in casa di alcuni familiari già da anni in città. Nataliia è arrivata a Foligno dall’ucraina insieme ai suoi tre figli. In patria ha lasciato il marito che combatte per la libertà di quella nazione “aggredita dalla Russia”. Ad accoglierla, in rappresentanza della comunità ucraina di Foligno Elena e padre Taras, parroco della parrocchia Grego-Ucraina della città dove celebra il rito Bizantino e che raccoglie i fedeli ucraini ed è vice parroco della Cattedrale di Foligno. In quella chiesa, nel centro storico di Foligno, è stato attivato un punto di raccolta di beni da inviare in Ucraina. “Abbiamo bisogno di tutto – dice Elena tra le prime insieme a una connazionale a dare il via alla raccolta  a Il Messaggero – dai cerotti alle garze, dal vestiario al cibo a lunga conservazione, fino ai pannolini per i bambini, latte in polvere. Chi può ci aiuti. La nostra chiesa, all’incrocio tra via Garibaldi e via Umberto I è aperta dalle 9 alle 21”. “Tutti gli aeroporti – racconta Nataliia – per quanto sappiamo sono stati bombardati ad esclusione di quello di Leopoli. Non sappiamo l’entità dei danni e per questo ci siamo mossi chi con le macchine e chi come me e i miei tre figli, in pullman. Un viaggio di 15 ore verso l’Italia che non è stato nulla rispetto ai due giorni d’attesa alla frontiera. Siamo in grande apprensione per i nostri cari, i nostri uomini e tra loro mio marito rimasti in Ucraina a difendere la nostra terra. Ora siamo qui a Foligno dove ci sono alcuni nostri familiari”. “Dall’Ucraina – spiega Elena – arrivano notizie che ci dicono che molti dei soldati russi prigionieri sono tutti ragazzi che non sapevano nemmeno di dover andare a fare la guerra. Ad alcuni, in base ai loro racconti, era stato detto che si trattava solo di una esercitazione e quando hanno capito sono stati obbligati a proseguire”. “Come parrocchia Graco-Cattolica di Foligno – dice padre Taras – ci siamo attivati subito e facciamo appello a tutti affinché possano dare una mano per raccogliere questi beni da inviare in Ucraina di cui cui chi sta li ha bisogno”.

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Il Messaggero