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FOLIGNO - Ferisce la madre a colpi di cacciavite e per poco non l’ammazza. Un sabato da incubo in un’abitazione cittadina. Ma tutto potrebbe avere avuto conseguenze ancora più gravi se non ci fosse stata la prontezza nel chiedere i soccorsi. Immediato l’intervento degli agenti del commissariato, guidati dal vicequestore Bruno Antonini, che, grazie anche all’intervento dei carabinieri della compagniaal comandodel tenente colonnello Alessandro Pericoli Ridolfini, hanno fatto velocemente irruzione in casa e permesso alla donna di salvarsi dalla violenza delfiglio. Tutto sarebbe scaturito al culmine di una lite, l’ennesima nel tempo dovuta a futili motivi, tra figlio e madre, con il primo che s’è scagliato ancora una volta contro la mamma. Stavolta la rabbia, la confusione, la ricerca di un motivoper litigare ha visto ancora una voltaesplodere il figlio che ha preso in mano un cacciavite e s’è scagliato contro la madre tentando di ammazzarla. La donna èstata trasferitad’urgenza all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia dove è stata immediatamente sottoposta ad accertamenti e cure. Una primo referto parla di ferite guaribili in 21 giorni. Contestualmente all’intervento del 118 le forze dell’ordine hanno messo in atto un complesso e delicato interventoteso a fermare il figlioaggressore. Intervento complesso perché è stato messo in atto un dispositivo particolarmente raffinato ed efficace teso ad evitare che l’aggressore commettesse altri att iinsensati e anche per garantire la sua incolumità scongiurando conseguenze a suo carico. Delicato perché il momento profondamente confusionale che ha visto un figlio brandire un cacciavite e colpire sua madre, potrebbe avere una spiegazione dovuta ad un momento di profondissima difficoltà vissuta dall’uomo che vive una particolare condizione personale. L’azione degli investigatori e il fondamentale ruolo dei sanitari hanno permesso di risolvere un caso ad altissima tensione. Una soluzione che è arrivata, anche questa volta, con l’impiego di una arma potentissima quale è quella della parola. Il dialogo, pur se in faseiniziale concitato, ha raggiuntounagiustamediazioneeilfiglio aggressore è stato quindi sottoposto a Tso, il trattamento sanitario obbligatorio.
Anche questa volta è andata bene, e non ci sono state conseguenze più gravi di quelle effettivamente registrate.
Il Messaggero