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FOLIGNO - «Recupero delle somme concesse a titolo di contributo, motivando i provvedimenti sulla circostanza oggettiva della mancata ultimazione dei lavori» per un importo complessivo di 592.594,41 euro. Il caso riguarda una Umi del Pir Centro Storico e nello specifico 5 unità immobiliari. Il tutto accade a quasi 26 anni dal terremoto che nel 1997 sconvolse i territori di Umbria e Marche che da quelle terribili scosse vennero pesantemente danneggiati. Nelle fasi immediatamente successive al sisma si iniziò sin da subito a lavorare ad un impianto normativo che, andando di pari passo col soccorso e il sostegno alle popolazioni terremotate, permettesse anche di avviare la ricostruzione nei mesi scorsi due determinazione dirigenziale del Comune di Foligno, a seguito della procedure previste su questa materia ha disposto la decadenza dal diritto al contributo e ha disposto, così come previsto dalle norme, il recupero delle somme – pari ad un totale di 592.594,21 euro – entro il termine di 30 giorni dalla notifica del provvedimento. Somma che interessa ciascuno per quota parte i singoli proprietari delle diverse unità immobiliari che compongono la Umi interessata dai provvedimenti. Ed è a questo punto che c’è il caso nel caso. Uno dei proprietari, una signora i cui interessi sono difesi dall’avvocato Umberto Tarara, ha iniziato a vivere un’odissea. Il perché sta nel fatto che la proprietà era in capo, in precedenza, ai genitori. I quali nel 1996 avevano ristrutturato l’immobile e quindi, quando l’anno successivo c’è stato il terremoto, non hanno avuto necessità di fare lavori o di accedere a contributi pubblici. Quando poi lei è divenuta la proprietaria è iniziata una vera e propria odissea. Perché, pur non avendo i suoi genitori aderito al consorzio della Umi e quindi non aver ricevuto denaro per ristrutturare la sua proprietà s’è trovata a dover far fronte alla richiesta di restituzione della somma, mai percepita, e di fatto corrispondente alla quota parte, di 18.816 euro. La signora, a quanto risulta, mai ha saputo dai genitori che la loro proprietà fosse parte del consorzio ne mai avrebbe ricevuto alcuna comunicazione relativa. Il tutto è andato avanti così fino al 2020. Ed è a quel punto che la proprietaria dell’unità immobiliare restaurata nel 1996, riceve, stavolta si, una comunicazione nella quale le si dice che se non avesse chiuso la pratica del terremoto sarebbe stato revocato il contributo a tutto il consorzio.
Il Messaggero