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PERUGIA - L’emergenza Covid e la conseguente “legislazione emergenziale” prevista hanno inciso anche sulle liti col fisco locale e nazionale. Rispetto al 2020, nella regione le commissioni tributarie provinciali e regionali dell’Umbria hanno infatti ricevuto il 30% di ricorsi in meno. L’ente impositore più “contestato” resta l’Agenzia delle Entrate che ha catalizzato il 43,7% dei ricorsi di primo grado, seguito da Regione e Comuni. In totale 447 “cause” di primo grado, più di una al giorno, secondo i dati del Ministero dell’economia e delle finanze(Mef). Nel 2021 la mole di nuove contestazioni tributarie è proseguita ma a un ritmo decisamente ridotto con 769 ricorsi pervenuti, 447 alle commissioni provinciali, 322 alla commissione regionale per gli appelli, con un gap di 340 istanze rispetto al 2020 che si era chiuso con 1.109 nuove liti sorte durante l’anno. «L’evidente contrazione annua dei nuovi ricorsi è frutto della legislazione emergenziale Covid-19, che ha in primo luogo inciso sulle attività di controllo degli enti impositori e su quella della riscossione dei tributi», spiegano i tecnici del Mef nell’ultimo rapporto trimestrale presentato. Il riferimento è, ad esempio, alla proroga delle scadenze relative alle attività di controllo e di riscossione da parte dell’Agenzia delle Entratee deglialtri enti impositori.
Tra le misure prese con l’emergenza sanitaria, figuravano, infatti, anche la sospensione delle notifiche per irregolarità che sono riprese solo gradualmente nel 2021.
L’autorità più contestata resta l’Agenzia delle Entrate,ma il peso sul totale dei ricorsi pervenuti nelle commissioni provinciali è passato dal 46 al 43,7% mentre è salita l’incidenza delle liti con Regione, Province e Comuni passata dal 28,6 al 39,6%. In numeri, nel 2021, si parla di 201 ricorsi alle Entrate, 182 agli enti territoriali, 38 all’Agenzia delle Entrate-Riscossione (la ex Equitalia), 13 all’Agenzia delle Dogane e Monopoli, 26 ad altri enti. In primo grado,ma sitrattadi undato nazionale,nel 16,3% dei casi la controversia si è risolta con un giudizio favorevole al contribuente, in un caso su due a favore degli uffici finanziari, l’11% con altri esiti, uno “zero virgola” con una conciliazione.
Quanto agli importi contestati, nel quarto trimestre 2021 i 142 ricorsi avevano un importo medio di 219.856 euro, terzo dato più alto d’Italia, mentre gli 85 appelli presentatipresentavano unvalore medio di 107.016,70 euro. Cifre diverse per i ricorsi definiti, 36.762,68 euro per i 58 in primo grado, 190.786,88 per i 41 conclusi in commissione regionale. Nel terzo trimestre sono state decise anche 20 istanze di sospensione dell’atto impugnato (cartella, avviso di accertamento, avviso di mora) 18 delle quali accolte. L’Umbria si distingue per l’elevato numero di istanze definite entro180giorni,parial95%.
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