Fibrillazione alla Fondazione Cariorv, stoppato l'ingresso di nuovi soci

La sede della Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto
ORVIETO - Fibrillazione alla Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto. Sarà qualche strascico delle recenti elezioni interne, le nuove modalità di gestione dei fondi...

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ORVIETO - Fibrillazione alla Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto. Sarà qualche strascico delle recenti elezioni interne, le nuove modalità di gestione dei fondi a dispozione - sempre meno - o forse un segnale ai vertici fatto sta che l'assemblea dei soci del 16 novembre scorso ha bocciato l'ingresso di un gruppo di nuovi soggetti tra i 13 nomi che erano stati proposti dal presidente Gioacchino Messina. Non hanno raggiunto il quorum gli altri quattro componenti del cda (Ivano Mocetti, Nicoletta Menichetti, Fabrizio Figorilli e Maria Luisa Salvadori), i cinque membri del consiglio di indirizzo Andrea Giordano Vincenzo Cecci, Sergio Finetti, Marco Fratini e Alberto Coppolelli, e il segretario Massimo Caprasecca. Nomi stoppati dalla maggioranza dei presenti in assemblea, appena 19 su una platea complessiva di 31 soci di cui peraltro 5 sospesi dal voto per statuto, che hanno invece accolto altri tre nuovi ingressi, quelli di Evandro Zanchi, Marco Achilli e Walter Giulietti.


Una mossa che sarebbe scaturita dai malumori di alcuni soci che hanno vissuto come una forzatura la volontà del presidente Messina di portare in blocco gli organi esecutivi della Fondazione nell'assemblea malgrado lo statuto imponesse che la presentazione di un nuovo socio fosse sottoscritta e proposta da altri dieci soci. Un'operazione legittima, invece, per Messina che nella discussione ha portato a supporto della propria tesi anche un parere dell'Acri in base al quale il consiglio di indirizzo può indicare i nominativi da accogliere in assemblea.

«E non si può parlare nemmeno del tentativo di blindare l'assemblea - chiariscono dalla Fondazione - perché è sufficiente verificare il testo dello Statuto che, con una precisa disposizione raccolta nell’art. 13, dispone che "in caso di nomina in un organo della Fondazione o di assunzione della funzione di Segretario, la qualità di socio è sospesa per tutto il tempo di durata dell’incarico, non computandosi il periodo di sospensione nel calcolo del periodo di durata della qualità di socio"». Motivo per cui, appunto cinque membri dell'assemblea sono sospesi dal voto. 

Ma di fatto una questione apparentemente "tecnica" si è tramutata in una questione "politica" con il presidente Messina che si è visto sbattere la porta in faccia dall'assemblea che pure precedentemente aveva approvato all'unanimità - il 26 ottobre scorso - il Documento programmatico previsionale 2019. Insomma se si fosse voluto sfiduciare in maniera pesante Messina probabilmente quello sarebbe stato il momento giusto e quindi lo "strappo" dell'ultima assemblea potrebbe suonare come una sorta di segnale su come gestire nel prossimo futuro le sempre meno risorse che la Fondazione può mettere a disposizione della città. Che comunque ci sono ancora malgrado si sia rischiato - come succede in altre realtà umbre - che non ci fossero per niente. 

I soldi da destinare al territorio, che ora vengono affidati in base a dei bandi pubblici mettendo fine all'era dell'erogazione a pioggia che spesso ha fatto discutere a Orvieto, nel 2018 sono stati circa 600mila euro. Una cifra che si era già ridimensionata rispetto al passato e che nel 2019 sarà ulteriormente tagliata a 500mila euro. Del resto i due principali "rubinetti" che alimentano le casse della Fondazione ormai "gocciolano". Uno è proprio chiuso, quello dei dividendi che la Banca Popolare di Bari da anni non distribuisce più per la partecipazione del 25% nella Cassa di risparmio di Orvieto. L'altro è quello dei rendimenti del portafogli patrimoniale, bassissimi, perché investiti in maniera conservativa con l'occhio vigile alla salvaguardia del patrimonio della Fondazione. 
 
Nel documento previsionale, come ricordano da piazza Febei,  sono state inserite anche delle azioni «per ridurre al minimo l’incidenza dei costi di gestione, operando tagli in tutte le voci di spesa, nessuna esclusa». «Sono stati diminuiti di un 20% anche i compensi degli organi sociali, peraltro da sempre nella media delle indicazioni dell’Acri. Basti pensare che la riduzione degli oneri complessivi, dal 2016 al 2018, è prevista per 426.000 euro (- 37,74%) e, dal 2017 al 2018, per 246.000 euro (25,89%). Il tutto, su un totale consolidato dei costi, al 31 dicembre 2016, di  1.130.000 euro. E’ stata posta in liquidazione la società strumentale, a suo tempo creata, per evitare inutili duplicazioni di costi. Per favorire i contributi sul territorio, il consiglio di amministrazione ha rinunciato ad eventi di interesse della Fondazione».


Ferma invece al momento l'operazione che Messina aveva annunciato soltanto a settembre per verificare le condizioni di fattibilità «di forme di sostegno alla parte di risparmiatori orvietani più deboli che hanno visto i loro risparmi bloccati in azioni della Popolare di Bari» perché negli ultimi tempi si è "congelata" l'interlocuzione con l'istituto barese impegnato a ridefinire il proprio futuro. E con esso quello della Cassa di risparmio di Orvieto.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero