Crisanti contro l'Università di Perugia: «Non abbozzo, grave ingiustizia le mie dimissioni, ma ora risarcimento simbolico»

Crisanti contro l'Università di Perugia: «Non abbozzo, grave ingiustizia le mie dimissioni, ma ora risarcimento simbolico»
PERUGIA «Se penso di stare nel giusto, io non abbozzo. Non mi arrendo mai». Firmato Andrea Crisanti. La stessa tigna che lo anima nella lotta al coronavirus, il...

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PERUGIA «Se penso di stare nel giusto, io non abbozzo. Non mi arrendo mai». Firmato Andrea Crisanti. La stessa tigna che lo anima nella lotta al coronavirus, il virologo di fama internazionale - che ha esportato nel mondo il modello veneto contro il Covid - la mette adesso nella sua ultima battaglia giudiziaria contro l'Università degli studi di Perugia.


A cui ha chiesto ben 435mila euro di risarcimento per quel posto da docente a cui ha dovuto rinunciare dopo anni di guerra con la precedente amministrazione dell'ateneo. Dimissioni praticamente imposte e che tanto rumore hanno fatto nel mondo accademico, dopo che l'allora rettore Franco Moriconi aveva disposto con decreto la revoca della riammissione in servizio per Crisanti. Era il 2015 e da allora il professore, oggi direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e da mesi in prima linea contro la pandemia, ha portato l'Università in tribunale diverse volte, tra Tar e Consiglio di Stato. Fino a questa maxi richiesta «per il danno patito all’immagine ed alla reputazione professionale e (...) per i danni alla salute, morali, esistenziali ed alla vita di relazione». Richiesta contenuta (ad assistere il professore c'è l'avvocato Pier Paolo Davalli) nell'ultimo ricorso presentato al Tribunale amministrativo regionale, ritenuto dai giudici Raffaele Potenza, Enrico Mattei e Davide De Grazia - va detto – improcedibile per «sopravvenuto difetto di interesse» per la parte che ha ad «oggetto l’annullamento del decreto con il quale il Rettore dell’Università degli Studi di Perugia ha disposto la revoca della riammissione in servizio e dell’autorizzazione all’aspettativa senza assegni del prof. Crisanti». Il decreto infatti è di 5 anni fa e nel frattempo, appunto, iniziando una guerra di carte bollate, il virologo ha rassegnato le sue dimissioni in rotta totale con la precedente amministrazione.
Ma il prossimo appuntamento in aula, rinviato per richiesta comune a gennaio, magari andrà addirittura deserto. Perché nel frattempo qualcosa in piazza dell'Università è cambiato e la patata bollente lasciata in eredità al nuovo Magnifico, Maurizio Oliviero, potrebbe non pesare oltremodo sulle casse dell'ateneo. Grazie agli ottimi rapporti personali e professionali, fatti di stima reciproca, che sembrano esserci tra il rettore e il professore perso dal medagliere perugino. Rapporti che potrebbero portare a una pacifica risoluzione dell'ultimo contrasto incardinato ormai diverso tempo fa e riportare Crisanti in Umbria. In Umbria, anche se a Terni, per un nuovo progetto scientifico, una collaborazione ambiziosa che promette nuovo prestigio all'Università.


«Ho subito una grave ingiustizia – conferma infatti al telefono il professor Crisanti -, ma con l'attuale rettore Maurizio Oliviero stiamo lavorando a una transazione, per cui il mio risarcimento sarà soltanto simbolico. Stiamo cercando un accordo che consenta di recuperare le spese legali e l'impegno dell'ateneo per un progetto di ricerca. I 435mila euro? Vengono da una contabilità automatica, diciamo che sono tariffe standard per i danni che mi sono stati causati. Io non sono abituato ad abbozzare se penso di avere ragione, ma non ho intenzione di levare una lira all'Università, con la quale tra l'altro ancora collaboro. È una questione di principio, una soddisfazione esclusivamente di carattere morale per quanto subito ingiustamente da chi c'era prima». Insomma, una Fase 2 – l'attuale - che all'ateneo porta sicuramente bene. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero