L'epidemiologo Fabrizio Stracci:«Possibile iniziale riduzione della curva epidemica»

Il professor Stracci
PERUGIA Sembra consolidarsi la fase discendente della curva epidemica regionale, letta attraverso l’incidenza settimanale. I 774 casi certificati domenica portano a 1.685, i...

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PERUGIA Sembra consolidarsi la fase discendente della curva epidemica regionale, letta attraverso l’incidenza settimanale. I 774 casi certificati domenica portano a 1.685, i casi per 100mila abitanti, ai livelli di fine dicembre. Un trend che iniziano a disegnare i modelli epidemiologici che indicano quanto meno una riduzione dell’incremento, come sottolinea Fabrizio Stracci, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università degli studi di Perugia e componente del Cts regionale. Anche il picco del tasso di positività dei tamponi molecolari sarebbe alle spalle, ma il dato sui test, considerando anche gli antigenici, è tutto da consolidare. Intanto, rallentano anche la curva dei decessi e dei ricoveri ordinari.


Dai nuovi contagi ai casi attivi, passando per i dati ospedalieri, sono vari i segnali che portano a pensare a una fase di contenimento dell’ondata epidemica invernale. «Sebbene i dati siano poco affidabili, considerata l’eterogeneità dei test e del loro utilizzo, diversi modelli individuano una riduzione dell’incremento se non un’iniziale riduzione della curva», osserva il professor Stracci. «Per questo è plausibile che si arrivi a un picco e, auspicabilmente, a una successiva fase di riduzione dei contagi e conseguentemente della pressione sul servizio sanitario». Tenendo conto dell’incidenza settimanale, il punto massimo resta quello del 9 gennaio, con 2.261 casi per 100mila abitanti. Quello stesso dato, aggiornato ai contagi della settimana 10-16 gennaio, è sceso a 1.685,6, mentre il totale settimanale delle diagnosi registra un calo del 25,2%. Parallelamente, appare in una fase discendente il tasso di positività dei tamponi considerati nella loro eterogeneità, la cui media mobile è al momento pari all’11,8% dopo aver toccato punte sopra il 16%, tra il 7 e l’8 gennaio. Un dato legato alla consistente mole di tamponi processati con test antigenico, 97mila circa nell’ultima settimana con un’incidenza di positivi del 9,53%, mentre tra i molecolari il dato viaggia ancora intorno al 20%. Secondo le analisi del matematico del Cnr, Giovanni Sebastiani sui valori al 16 gennaio, l’ Umbria è una delle regioni che hanno superato il picco dei positivi ai test molecolari. I numeri dei tamponi eseguiti nell’ultimo mese, tuttavia, descrivono il grande lavoro svolto dai relativi servizi a partire dalla settimana di Natale. «Indubbiamente la rapidissima diffusione del contagio ha messo in crisi alcune componenti dei servizi e ne ha messe a dura prova altre», aggiunge il professor Stracci. «In particolare il sistema di contact tracing è stato esposto a una pressione senza precedenti. Ma anche il sistema di diagnosi, in particolare quello dei laboratori di microbiologia, è stato sottoposto a carichi di lavoro non sostenibili».

Un altro dato confortante arriva dalla riduzione degli attualmente positivi che è proseguita grazie ai 1.777 guariti registrati domenica, 20.700 in una settimana, raddoppiati rispetto alla precedente. I casi attivi ora sono 27.680, come il 4 gennaio, il 99,2% dei quali in isolamento domiciliare, mentre in 12, stesso dato del giorno precedenti, sono in terapia intensiva dove domenica si è avuto comunque un ingresso. Secondo l’Agenas il tasso di occupazione dei posti letto è al 14%, ma la Cabina di regia con tale numero di pazienti considera una percentuale del 9,4% che trattiene la regione in fascia bianca. Sono invece 216 gli assistiti che occupano i reparti ospedalieri ordinari, due in meno rispetto al giorno precedente. Nell’ultima giornata sono state segnalate altre due vittime, (a Bevagna ed Amelia), 32 in sette giorni, dato in discesa Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero