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PERUGIA -Convivere col virus è indispensabile, non lo è accettare numeri ancora così elevati di morti e ricoveri. Tra numeri e grafici che descrivono l’insolito andamento di questa terza ondata, si annidano i rischi delle varianti, ma anche alcuni “buchi” nel ricostruire le catene epidemiche causati da una maggior reticenza della popolazione, specie più giovane. Una delle spiegazioni che il Nucleo epidemiologico fornisce rispetto alla viscosità con cui l’epidemia si muove verso il basso. «Da 500 infetti al giorno con la crescita di terapie intensive che non riuscivamo a capire – osserva l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto – siamo passati a una situazione migliore: le infezioni diminuiscono anche se le varianti non ci aiutano».
L’anomalia di questa terza ondata, infatti, sta nella lenta discesa della curva iniziata da metà febbraio. «Senza le varianti – spiega Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico – a parità misure la discesa sarebbe stata più veloce anche se oggi la situazione è migliore rispetto a quella nazionale: l’Umbria ha segnalato per prima la variante brasiliana e ha anticipato le restrizioni». I dati convergono verso un tendenziale contenimento del contagio, a partire dall’indice di replicazione diagnostica (Rdt), il rapporto tra i casi aggregati di due periodi differenti, che a sette giorni è tra 0,91-0,92. «Un dato che collima con l’andamento della curva epidemica». Anche l’incidenza cumulativa va in tale direzione, pari a 171 casi ogni 100mila abitanti (al 14 marzo), più alta in provincia di Terni (177,6) rispetto a Perugia (168,7). «Anche in questo caso la discesa è lenta a causa delle varianti che sono più contagiose e in alcune zone di confine la circolazione è più elevata anche per la vicinanza di zone rosse (Chiusi, Chianciano, Sansepolcro). Restano da “zona rossa” Alto Tevere (323,54), Assisano (313,80), Valnerina (286, ma con pochi abitanti), Foligno (215,7, in calo), Spoleto (214,2), Terni (202,7) e Orvietano (225,1). Ma ci sono anche zone più “scolorite”». Considerando i dati aggiornati a ieri, infatti, sono 27 i comuni da “zona bianca” con zero o meno di 50 casi settimanali per 100mila abitanti (ieri 168 nuovi casi e 255 guariti).
Quanto alla distribuzione per età, si rileva una generale tendenza alla riduzione e solo la fascia 6-10 mostra una lieve risalita nella settimana 8-14 marzo. «Ci sono oscillazioni nella fascia 65-79 – spiega Carla Bietta del Nucleo epidemiologico – e un aumento tra gli over 85, ma è un dato che va letto nel tempo: piccole oscillazioni ce le aspettiamo».
Il Messaggero