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Sale a due il numero dei decessi tra i medici di famiglia, con la lista dei contagiati che si allunga e la preoccupazione della Fimmg (Federazione italiana medici di Medicina generale) che diventa denuncia: «La categoria è troppo esposta e poco protetta. I kit scarseggiano e i tamponi latitano».
IL DECESSO
Il secondo medico di base ucciso dal Covid-19 è il dottor Natale Mariani, 66 anni, di Spoleto. È morto mercoledì sera al San Matteo degli Infermi, dove era ricoverato da 15 giorni in Terapia Intensiva. Il Covid, subito dopo il ricovero in ospedale, gli ha ucciso anche la mamma. La notizia della morte dello stimato medico è rimbalzata in fretta al di fuori delle stanze dell’ospedale, suscitando il cordoglio dell’intera comunità locale e, allo stesso tempo, accendendo di nuovo i riflettori sulle notevoli criticità con cui i medici di famiglia si trovano a fare i conti durante questa seconda ondata della pandemia.
L’ALLARME
La situazione è difficile e si va aggravando di giorno in giorno, come ha sottolineato ieri il direttore regionale della Sanità, Claudio Dario. Secondo i dati forniti dalla Regione, il numero dei medici infettati ha toccato in Umbria quota 100: tra loro, 25 risultano ancora positivi al virus. Prima di Mariani, il Covid ha portato via un altro medico di famiglia molto amato e stimato: il perugino Stefano Brando. La sua morte, a 62 anni, ha anche uno strascico giudiziario: dopo l’esposto presentato dai familiari, infatti, la Procura della Repubblica di Perugia ha aperto un’inchiesta, ipotizzando l’omicidio colposo.
LA DENUNCIA
Di fronte al secondo decesso di questi operatori in prima linea, è pesante la denuncia del dottor Leandro Pesca, segretario provinciale di Perugia della Fimmg (Federazione italiana Medici di medicina generale). «Sono morti due medici – ha osservato Pesca – e in entrambi i casi si tratta di medici di medicina generale. È evidente che la nostra è una categoria troppo esposta, senza che sia garantita la necessaria sicurezza». Pesca ha quindi sottolineato come alcuni kit arrivati per i tamponi, destinati a medici e pediatri di base, non siano «né qualitativamente né quantitativamente sufficienti». E, come se non bastasse: «Abbiamo trovato mascherine danneggiate». Il dottor Pesca è un fiume in piena: «Ci risulta che a Spoleto sono tre mesi che i medici di medicina generale non vengono sottoposti a tampone. È grave».
IL RICORDO
Spoleto, intanto, piange la scomparsa del dottor Mariani, ‘Natalino’ per i tanti, pazienti e non, che lo conoscevano bene. Il diminutivo che la gente gli ha affettuosamente affibbiato fa capire più di qualsiasi altra cosa quanto lui, in ogni consulto che facesse, lasciasse la sensazione di esserle vicino. Natale, infatti, aveva la rara capacità di rassicurare in un istante. Una dote che, specie per un medico di famiglia, aggiunge quel valore in più a una semplice diagnosi. Con poche parole, chiare e semplici, dava l’idea di avere subito la ricetta giusta. E così era. L’unica volta in cui probabilmente non l’ha trovata è stata qualche settimana fa, quando il Covid-19 lo ha attaccato senza lasciargli scampo. La lotta contro il virus maledetto è durata diversi giorni, un calvario che ha lasciato di sasso le centinaia di persone che gli volevano bene e le tante con cui ha collaborato. Dopo l’apprendistato in ospedale, il dottor Natale mosse i primi passi come guardia medica, presso il carcere di Maiano e poi in Valnerina. A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 l’avvio della brillante carriera da medico di famiglia, una missione cui non si è più sottratto. Spoleto il punto base del suo lavoro, ma non solo. Seguiva decine di pazienti anche a Campello e con ognuno intesseva un rapporto particolare. San Giacomo, dove risiedeva, lo ammirava. Il virus non gli ha permesso di dire addio all’amata mamma, ricoverata prima di lui a Terni. Proprio in suo soccorso era piombato poco prima di contagiarsi. Aveva paura del Covid, ma di fronte alla mamma – positiva – che non rispondeva al telefono, non ha indugiato. E l’ultimo attimo in cui gli occhi di madre e figlio si sono incrociati è stato proprio quando l’anziana è partita in ambulanza. Pochi giorni dopo è toccato a lui. L’epilogo, drammatico, è stato lo stesso.
«UN PROFESSIONISTA ILLUMINATO E ATTENTO»
SPOLETO - Un medico illuminato, persona mite, campione di umanità.
Ilaria Bosi
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