Il ricordo del dottor Mariani, secondo medico di famiglia morto per Covid e la denuncia della Fimmg: «Siamo troppo esposti»

Nel riquadro, il dottor Natale Mariani
di Cristiano Pettinari
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Venerdì 4 Dicembre 2020, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 17:10

Sale a due il numero dei decessi tra i medici di famiglia, con la lista dei contagiati che si allunga e la preoccupazione della Fimmg (Federazione italiana medici di Medicina generale) che diventa denuncia: «La categoria è troppo esposta e poco protetta. I kit scarseggiano e i tamponi latitano».

IL DECESSO

Il secondo medico di base ucciso dal Covid-19 è il dottor Natale Mariani, 66 anni, di Spoleto. È morto mercoledì sera al San Matteo degli Infermi, dove era ricoverato da 15 giorni in Terapia Intensiva. Il Covid, subito dopo il ricovero in ospedale, gli ha ucciso anche la mamma. La notizia della morte dello stimato medico è rimbalzata in fretta al di fuori delle stanze dell’ospedale, suscitando il cordoglio dell’intera comunità locale e, allo stesso tempo, accendendo di nuovo i riflettori sulle notevoli criticità con cui i medici di famiglia si trovano a fare i conti durante questa seconda ondata della pandemia.

L’ALLARME

La situazione è difficile e si va aggravando di giorno in giorno, come ha sottolineato ieri il direttore regionale della Sanità, Claudio Dario. Secondo i dati forniti dalla Regione, il numero dei medici infettati ha toccato in Umbria quota 100: tra loro, 25 risultano ancora positivi al virus. Prima di Mariani, il Covid ha portato via un altro medico di famiglia molto amato e stimato: il perugino Stefano Brando. La sua morte, a 62 anni, ha anche uno strascico giudiziario: dopo l’esposto presentato dai familiari, infatti, la Procura della Repubblica di Perugia ha aperto un’inchiesta, ipotizzando l’omicidio colposo.

LA DENUNCIA

Di fronte al secondo decesso di questi operatori in prima linea, è pesante la denuncia del dottor Leandro Pesca, segretario provinciale di Perugia della Fimmg (Federazione italiana Medici di medicina generale). «Sono morti due medici – ha osservato Pesca – e in entrambi i casi si tratta di medici di medicina generale. È evidente che la nostra è una categoria troppo esposta, senza che sia garantita la necessaria sicurezza». Pesca ha quindi sottolineato come alcuni kit arrivati per i tamponi, destinati a medici e pediatri di base, non siano «né qualitativamente né quantitativamente sufficienti». E, come se non bastasse: «Abbiamo trovato mascherine danneggiate». Il dottor Pesca è un fiume in piena: «Ci risulta che a Spoleto sono tre mesi che i medici di medicina generale non vengono sottoposti a tampone. È grave».

IL RICORDO

Spoleto, intanto, piange la scomparsa del dottor Mariani, ‘Natalino’ per i tanti, pazienti e non, che lo conoscevano bene. Il diminutivo che la gente gli ha affettuosamente affibbiato fa capire più di qualsiasi altra cosa quanto lui, in ogni consulto che facesse, lasciasse la sensazione di esserle vicino. Natale, infatti, aveva la rara capacità di rassicurare in un istante. Una dote che, specie per un medico di famiglia, aggiunge quel valore in più a una semplice diagnosi. Con poche parole, chiare e semplici, dava l’idea di avere subito la ricetta giusta. E così era. L’unica volta in cui probabilmente non l’ha trovata è stata qualche settimana fa, quando il Covid-19 lo ha attaccato senza lasciargli scampo. La lotta contro il virus maledetto è durata diversi giorni, un calvario che ha lasciato di sasso le centinaia di persone che gli volevano bene e le tante con cui ha collaborato. Dopo l’apprendistato in ospedale, il dottor Natale mosse i primi passi come guardia medica, presso il carcere di Maiano e poi in Valnerina. A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 l’avvio della brillante carriera da medico di famiglia, una missione cui non si è più sottratto. Spoleto il punto base del suo lavoro, ma non solo. Seguiva decine di pazienti anche a Campello e con ognuno intesseva un rapporto particolare. San Giacomo, dove risiedeva, lo ammirava. Il virus non gli ha permesso di dire addio all’amata mamma, ricoverata prima di lui a Terni. Proprio in suo soccorso era piombato poco prima di contagiarsi. Aveva paura del Covid, ma di fronte alla mamma – positiva – che non rispondeva al telefono, non ha indugiato. E l’ultimo attimo in cui gli occhi di madre e figlio si sono incrociati è stato proprio quando l’anziana è partita in ambulanza. Pochi giorni dopo è toccato a lui. L’epilogo, drammatico, è stato lo stesso. 

«UN PROFESSIONISTA ILLUMINATO E ATTENTO»

SPOLETO - Un medico illuminato, persona mite, campione di umanità. Sono tanti i ricordi che amici, pazienti e colleghi hanno affidato ai social, come omaggio al dottor Natale Mariani. A ricordarlo personalmente è invece il sindaco di Campello Maurizio Calisti, che oltre a un amico perde anche il proprio medico di famiglia: «È stato uno dei primi a venire a Campello - racconta - e ormai da tanti anni aveva l’ambulatorio negli spazi della Fondazione Loreti. Qui lo conoscevano tutti ed era un punto di riferimento per tanti concittadini. Lo ricordo come un medico molto attento e scrupoloso, una persona mite e pacata, che sapeva entrare nelle case con grande garbo e che conosceva alla perfezione i suoi pazienti, uno ad uno. Una grande perdita per tutta la comunità». Tra le testimonianze più appassionate c’è quella della dottoressa Agnese Protasi, psicoterapeuta, che con il dottor Mariani ha a lungo condiviso lo studio, ma anche alcuni aspetti della professione. «È stato un onore condividere con te lo studio per 19 anni. I nostri confronti sui pazienti un arricchimento. La tua grande disponibilità e professionalità una perla rara». La dottoressa Protasi ha quindi ricordato: «Il dottor Mariani, insieme al collega Nardi, nel 2001 erano medici illuminati: mi chiesero una collaborazione nel loro studio, perché non esiste corpo senza mente e molte patologie mediche non possono essere affrontate se non sotto molti aspetti. Il medico è tale quando si prende cura dei suoi pazienti e li prende a cuore in ogni loro disagio. Lui ne era capace. La nostra città, oggi, è più povera di umanità». Tra i tanti attestati di stima, anche quello della Fondazione Loreti. 

Ilaria Bosi