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Con la Ternana da vera Fera, sognando anche il ritorno un giorno in serie A e quella Nazionale che due volte lo aveva chiamato ma alla quale ha dovuto dire di no per colpa di infortuni. La maglia rossoverde numero 2, per Mamadou Coulibaly, è uno scrigno di desideri. Lui, intanto, alla Ternana sta bene. Ha ritrovato parecchi compagni avuti in passato, alla Salernitana in serie A (Francesco Di Tacchio, Valerio Mantovani e Luka Bogdan) ma anche al Pescara negli anni precedenti. «Lì, con me, c'era Mattia Proietti - dice - ma poi conoscevo anche Marco Capuano e Bruno Martella». A Pescara, lui e Proietti, avevano come allenatore Zdenek Zeman, uno che i giovani li valorizza. «Con lui mi sono trovato bene. Mi ha fatto anche debuttare in serie A». Il calcio come scelta di vita e passione, per un ragazzo che a 15 anni, pur di diventare calciatore, scelse di lasciare casa per un lungo viaggio fino all'Italia. «Ma per me - dice - è anche un lavoro». E proprio perché è un lavoro, lo prende sul serio, con autocritica sulle sue prestazioni e riguardando le partite per vedere ciò che non è andato. «Cerco più di rivedere quello che non è andato, per correggerlo. Anche piccoli difetti, per capire perché ho fatto certi errori». E se gioca male, cambia di umore: «A casa, divento teso e non voglio parlare con nessuno. Divento un'altra persona. Se gioco e se gioco bene, però, mi sento bene». In Italia, Coulibaly ha la sua compagna e la sua figlia di quindici mesi. Ma il suo papà, che è lontano, lo chiama tutti i giorni per commentare le partite. Vede le immagini della Ternana grazie al web. «Lui mi chiama dopo ogni partita e insieme parliamo proprio di quello che è andato e quello che non è andato». Vediamo, allora se Coulibaly sa scegliere la cosa migliore fatta in rossoverde e la peggiore. «Parto dalla peggiore, la palla che domenica ho perso e ha portato il Bari al tiro. La migliore, il gol di Parma. Ma anche il mio velo per Partipilo domenica. Avevo messo il piede per prevenzione e per prendere rigore, ma avevo già in mente il velo». Ha giocato in serie A, a Udine, Pescara e Salerno. Ha vinto in serie B. Ha, quindi, una certa esperienza anche di come si gestiscono obiettivi ambiziosi (come quelli della Ternana a inizio stagione) e momenti delicati in cui dover fare punti (come quello attuale). «La sola cosa da fare - dice - è pensare partita dopo partita, senza sognare subito. Poi, se viene la serie A, siamo contenti. Prima, però, si fanno i risultati.
Il Messaggero