Coulibaly il pignolo: "Rivedo in video i mei errori per migliorarmi". I sogni di ritrovare la serie A e di debuttare in Nazionale

Coulibaly il pignolo: "Rivedo in video i mei errori per migliorarmi". I sogni di ritrovare la serie A e di debuttare in Nazionale
di Paolo Grassi
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Giovedì 23 Marzo 2023, 00:40

Con la Ternana da vera Fera, sognando anche il ritorno un giorno in serie A e quella Nazionale che due volte lo aveva chiamato ma alla quale ha dovuto dire di no per colpa di infortuni. La maglia rossoverde numero 2, per Mamadou Coulibaly, è uno scrigno di desideri. Lui, intanto, alla Ternana sta bene. Ha ritrovato parecchi compagni avuti in passato, alla Salernitana in serie A (Francesco Di Tacchio, Valerio Mantovani e Luka Bogdan) ma anche al Pescara negli anni precedenti. «Lì, con me, c'era Mattia Proietti - dice - ma poi conoscevo anche Marco Capuano e Bruno Martella». A Pescara, lui e Proietti, avevano come allenatore Zdenek Zeman, uno che i giovani li valorizza. «Con lui mi sono trovato bene. Mi ha fatto anche debuttare in serie A». Il calcio come scelta di vita e passione, per un ragazzo che a 15 anni, pur di diventare calciatore, scelse di lasciare casa per un lungo viaggio fino all'Italia. «Ma per me - dice - è anche un lavoro». E proprio perché è un lavoro, lo prende sul serio, con autocritica sulle sue prestazioni e riguardando le partite per vedere ciò che non è andato. «Cerco più di rivedere quello che non è andato, per correggerlo. Anche piccoli difetti, per capire perché ho fatto certi errori». E se gioca male, cambia di umore: «A casa, divento teso e non voglio parlare con nessuno. Divento un'altra persona. Se gioco e se gioco bene, però, mi sento bene». In Italia, Coulibaly ha la sua compagna e la sua figlia di quindici mesi. Ma il suo papà, che è lontano, lo chiama tutti i giorni per commentare le partite. Vede le immagini della Ternana grazie al web. «Lui mi chiama dopo ogni partita e insieme parliamo proprio di quello che è andato e quello che non è andato». Vediamo, allora se Coulibaly sa scegliere la cosa migliore fatta in rossoverde e la peggiore. «Parto dalla peggiore, la palla che domenica ho perso e ha portato il Bari al tiro. La migliore, il gol di Parma. Ma anche il mio velo per Partipilo domenica. Avevo messo il piede per prevenzione e per prendere rigore, ma avevo già in mente il velo». Ha giocato in serie A, a Udine, Pescara e Salerno. Ha vinto in serie B. Ha, quindi, una certa esperienza anche di come si gestiscono obiettivi ambiziosi (come quelli della Ternana a inizio stagione) e momenti delicati in cui dover fare punti (come quello attuale). «La sola cosa da fare - dice - è pensare partita dopo partita, senza sognare subito. Poi, se viene la serie A, siamo contenti. Prima, però, si fanno i risultati. Con quelli, puoi arrivare dove vuoi. Quest'anno eravamo partiti bene, poi sono arrivati i momenti difficili, come per tutte le squadre. Ma bisogna sempre andare a testa alta. I nostri obiettivi iniziali, non li abbiamo certo mollati». Ed è anche con questo spirito, che spera di tornare un giorno in serie A. «Tutti mirano a ottenere di più. Senza ambizioni di puntare in alto, meglio lasciar stare». La serie A, ma anche la Nazionale del suo Senegal, che lo ha già chiamato due volte ma la sfortuna ci si è messa di mezzo: «La prima volta ero all'Udinese e dovetti rinunciare per uno strappo al polpaccio, la seconda volta a Salerno, l'anno scorso, ero infortunato al retto femorale». Fuori dal calcio, è un riservato. Casa e campo. «Sì, sono molto riservato. Esco solo per comprare qualcosa, o sto a casa. Oppure, vado da Salim Diakite. Cosa facciamo? giochiamo alla playstation».

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