Lo psicologo: «Imprenditori, la paura di non farcela stimola l'adattamento»

impresa in assetto di coronavirus
PERUGIA Le conseguenze emotive post coronavirus che pesano sulle spalle degli imprenditori. Pietro Bussotti, psicologo del lavoro specialista in psicoterapia, spiega quali stress...

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PERUGIA Le conseguenze emotive post coronavirus che pesano sulle spalle degli imprenditori. Pietro Bussotti, psicologo del lavoro specialista in psicoterapia, spiega quali stress stanno vivendo i leader nelle aziende.

Dottor Bussotti, che stress stanno vivendo gli imprenditori?
«Tendiamo a sovrapporre la nostra identità personale a quella professionale e, se una entra in crisi, si trascina dietro anche l’altra. Quando parliamo di identità intendiamo le fondamenta sopra cui costruiamo tutto il resto e se queste entrano in crisi c’è il rischio di un danno psicologico anche molto grave: ferite che si collocano in profondità. I danni peggiori, imprevedibilmente, colpiscono le persone di successo: coloro per cui il lavoro è diventato pietra di fondamento della propria identità e se crolla questa, crolla tutto il resto».
Lo smart working che cosa ha innescato? 
«Molto del lavoro che è stato svolto da casa in questi giorni non è stato affatto smart, ma un tempestivo adattamento delle usuali modalità organizzative in telelavoro. Questo ha portato ad un bombardamento di richieste, alla confusione tra vita domestica e lavorativa ed all’iperconnessione in orari improbabili. Il lavoro smart ha acceso le luci su due fattori: il ruolo centrale del leader e su quello del lavoratore, entrambi pressati da uno sforzo di adattamento stra-ordinario (nel senso di “fuori dall’ordinario”). Negli imprenditori il lavoro smart ha abbassato la possibilità di controllo sui lavoratori e i molti leader che non lo facevano, devono ora iniziare a lavorare per obiettivi, ragionando con i propri collaboratori, e accettato di controllare i risultati solo alla fine del lavoro».
Cresce negli imprenditori il timore di non farcela? 
«Quando parliamo di paura intendiamo un’emozione profonda che non va demonizzata, al contrario, è importantissima perché può salvarci la vita e stimola il nostro adattamento. Coloro che provano un ragionevole timore di non riuscire, in questo difficile momento, stanno avendo una reazione naturale, ma anche costruttiva perché si attivano alla ricerca di soluzioni. Pensiamo agli imprenditori della ristorazione che in pochi giorni, si sono rimessi in gioco sperimentando formule innovative di ristorazione, dal delivery al take away. Il problema dell’aver paura è legato alla sua intensità: se è troppa la performance si abbassa e magari ci fa prendere decisioni valutate senza adeguata lucidità. Questo vale anche per gli imprenditori. Se soverchiati dalla paura si avrà la tendenza mettere in atto comportamenti su base troppo emotiva e non razionale». 
Gli psicologi del lavoro come possono essere di supporto al benessere degli imprenditori?

«Bisogna riconoscere di avere un problema ed affidarsi ad un intervento professionale. Troppo spesso in azienda si vedono infatti consulenti dal percorso formativo a dir poco dubbio. Imprenditori e dirigenti potranno avere bisogno di supporto nella ridefinizione organizzativa e gestionale, ma anche nel contenimento e nella gestione della propria emotività. I lavoratori avranno bisogno di sostegno, orientamento e contenimento delle preoccupazioni. Persone ed organizzazione sono due aspetti di una sola realtà, il motore produttivo del nostro Paese che deve ripartire “a prova di futuro”». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero