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PERUGIA - Quasi quattrocento milioni di euro risparmiati in un anno non sono bastati alle famiglie umbre per sostenere i consumi che, per effetto delle restrizioni Covid e delle conseguenti modifiche imposte alla socialità, in un anno sono scesi del 9,2% pari a oltre 1,3 milioni di euro “non spesi”. Un impatto comunque più basso di quanto avvertito a livello nazionale, grazie all’impiego pubblico e alla minor incidenza sull’economia regionale del turismo estero.
Aspetti focalizzati dai ricercatori Bankitalia nell’aggiornamento congiunturale sulle economie regionali, ma rilanciati da Confcommercio nella recente analisi sulla congiuntura che propone un progressivo deterioramento dell’indicatore dei consumi a fine settembre in calo del 9,8%. «Il deterioramento della crisi sanitaria e le progressive restrizioni – si fa notare da Confcommercio Umbria - hanno avuto ricadute negative immediate quasi su segmenti legati alle spese per la mobilità e per il tempo libero». A ottobre, il calo dei servizi ricreativi (dato nazionale) è stato del 73,2%, ma fattori di criticità continuano a coinvolgere anche settori come abbigliamento e calzature. «I quali, seppur indirettamente, risentono delle minori occasioni di socialità», si osserva dall’organizzazione che per lo scorso mese di ottobre ha osservato anche un progressivo indebolimento della domanda di beni durevoli, a partire dalle automobili. «I dati sulle immatricolazioni – spiegano i ricercatori Bankitalia - mostrano una forte ripresa dopo il crollo nel periodo del lockdown, cui hanno contribuito le misure di incentivo per l’acquisto di veicoli a basso impatto ambientale. Tuttavia, le informazioni relative ai primi nove mesi dell’anno evidenziano un calo di circa un quarto rispetto allo stesso periodo del 2019».
Anche il mini-lockdown di ottobre, quindi, rischia di lasciare strascichi evidenti sui consumi degli umbri che a fine anno rischiano un ridimensionamento importante, nonostante la ripresa registrata nel periodo estivo. Sempre Confcommercio, a fine agosto stimava una riduzione nei consumi regionali del 9,2%, meno intensa rispetto alla media nazionale (-10,9%). Aspetto che il Centro studi Confcommercio ha motivato “anche per la più elevata quota di occupati nella Pubblica amministrazione e la minore apertura al turismo internazionale”. Aspetto, quest’ultimo, che in estate ha consentito ai numeri umbri del turismo (alimentati da arrivi e presenze di italiani) di attenuare l’azzeramento dei flussi che si è avuto nel secondo trimestre. Da gennaio ad agosto, Confcommercio stima quindi un ridimensionamento dei consumi di 1,366 milioni di euro.
Un dato riferito da una parte alle difficoltà oggettive di una parte delle famiglie per problemi lavorativi, con circa 27mila lavoratori alle prese con ammortizzatori sociali che – da gennaio a settembre - hanno ridimensionato i propri redditi di circa 5.300 euro netti.
Il Messaggero