Perugia, l'eleganza raccontata dai Baci

Perugia, l'eleganza raccontata dai Baci
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PERUGIA - Federico Seneca non è stato solo il grafico che ha fatto sognare tutti gli italiani con l’idea dei cartigli amorosi dei baci Perugia, è stato molto di più. Con la sua inconfondibile eleganza stilistica ha saputo raccontare una società, quella degli anni Venti, che godeva della precaria opulenza del primo dopoguerra, che si sorprendeva dei moderni mezzi di trasporto, delle prime merci raffinate, dell'esotismo, raccontandolo attraverso il manifesto pubblicitario, che divenne per lui terreno privilegiato di un’instancabile sperimentazione formale.


La mostra “Federico Seneca (1891–1976) segno e forma nella pubblicità”, alla Galleria Nazionale dell’Umbria aperta fino al 4 giugno 2017, curata da Nicoletta Ossanna Cavadini e Marta Mazza, è un’esposizione che racconta per la prima volta l’intero percorso creativo dell’artista, uno dei protagonisti della grafica pubblicitaria del Novecento. La sua ricerca puntava verso un manifesto dinamico, complesso e frammentato dalle ricerche condotte dalle avanguardie artistiche e dalla sperimentazione compiuta dalla grafica futurista. Seneca fece proprie queste innovazioni, piegandole alla funzionalità di un messaggio sottilmente seduttivo, che riprendeva la sofisticata lezione di maestri grafici come Cassandre e Cappiello. Il suo era un linguaggio insieme popolare e raffinato, capace di colpire con immediatezza l'immaginario di un pubblico indifferenziato, attraverso figurazioni tendenti a un'essenzialità astratta e non priva di un sottile intellettualismo. Negli anni d'oro in cui Seneca lavorò per la Perugina e la Buotini, la grafica pubblicitaria italiana si divideva da un lato in schemi ancora totalmente Liberty, e dall'altro cresceva l’impulso verso la lezione futurista, linguaggio che sperimentò in numerose occasioni anche grazie a Gerardo Dottori, conosciuto negli anni perugini.


Di questo periodo “dinamico futurista”, restano i manifesti della Coppa Perugina, manifestazione voluta ed ideata da Giovanni Buitoni, dove il dinamismo dell’automobile in corsa sintetizzato nei manifesti promozionali, non possono che essere paragonati al capolavoro del “Trittico della velocità” di Dottori. Di altro stile sono i manifesti per la Buitoni, dove non compare la pasta in primo piano come si potrebbe immaginare, ma singolari personaggi come la suora, il cuoco o il bambino per la pastina glutinata. Il pubblico non chiedeva più il prodotto ma il personaggio. Tutti i folletti, le fugurine esotiche, le forme sempre essenziali da ricordare le sculture di Brancusi, inventate da Seneca, si sostituiscono al prodotto in una forma di linguaggio modernissimo per pubblicizzare e identificare il marchio. Questa mostra è un viaggio nell’universo di un artista, grafico pubblicitario e copywriter ante litteram, visibile in un percorso espositivo di oltre 300 pezzi fra manifesti, pieghevoli, locandine, cartoline, illustrazioni di copertina, bozzetti in terracotta e gesso, ma anche assolute rarità, come la prima scatola di Baci, che non possiede neanche il Museo della Perugina, e il primo francobollo del Regno d’Italia del 1925 per pubblicizzare sempre i Baci. Questa esposizione è un progetto itinerante partito in ottobre dal museo di Chiasso che prevede tre tappe successive, la prima è questa di Perugia, per proseguire in luglio alla Galleria Carifano a Palazzo Corbelli di Fano, per finire al Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso. Un omaggio in quattro luoghi identitari del percorso di vita, di ricerca e di conservazione dell’intera opera di Seneca, e quale luogo più significativo se non Perugia dove lavorò per 12 anni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero