Dopo la sentenza parla Raffaele Sollecito e ha parole dure sul giudice che lo ha condannato. «Io mi sarei schierato con Guede quando ha litigato con Meredith per la pulizia in...
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L'attacco è ad Alessandro Nencini, il presidente della Corte d'Assise d'Appello che l'ha condannato a 25 anni, oggetto di polemiche e di una ispezione ministeriale per dichiarazioni fatte alla stampa dopo la sentenza; dichiarazioni con le quali aveva tra l'altro evidenziato che Sollecito non si è mai fatto interrogare. «Nessuno l'ha mai chiesto - dice Sollecito a Oggi - Avrebbe dovuto farlo la Procura di Perugia, invece il Pm Mignini si è limitato ad assistere all'interrogatorio di garanzia del Gip. Neppure le parti civili hanno chiesto che fossi interrogato. Io ero a disposizione. E perchè mai, comunque, questo avrebbe dovuto aggravare la mia posizione? Cosa sarebbe cambiato? Cosa avrei potuto aggiungere a quello che avevo dichiarato? Ma il presidente è andato oltre. Ha detto anche che l'omicidio è maturato così, che se Amanda quella sera fosse andata a lavorare da Lumumba, Meredith sarebbe ancora viva. Insomma cose da ragazzi. Parole allucinanti. Come se io mi alzassi al mattino, non avessi niente da fare e dicessi: adesso vado a uccidere una ragazza. Ma cosa vuol dire »cose da ragazzi«?».
La presunta fidanzata Sulla ragazza con cui ha passato le ore precedenti e successive alla sentenza, Greta Menegaldo, Sollecito dice: «Greta mi sta vicino perchè mi vuole bene, ma non è la mia fidanzata. Che prospettive posso offrire io in questo momento a una ragazza? Lasciatela fuori da questa storia. Non è giusto. Non c'entra niente». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero