PERUGIA - Nel Perugia sono giorni di grandi paure e silenzi rumorosi. La situazione in cui è precipitato inopinatamente il club dopo il lockdown ma soprattutto gli ultimi...
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Persino Oddo, abituato a fronteggiare a testa alta le situazioni mediatiche, è rimasto senza parole, con ogni probabilità consigliato in questo senso. Un chiaro sintomo di mancanza di serenità. Come sempre alla vigilia di partite importanti, anche stavolta (venerdì) il presidente è salito in ritiro per stare vicino alla squadra, parlare, confrontarsi ma soprattutto spronare, dopo avere affidato a Goretti il compito di non lasciare soli un minuto grifoni e staff tecnico. Perché nella doppia sfida con il fattore-campo azzerato dal Covid e contro un avversario che vive le stesse difficoltà, il suo Perugia si gioca tutto.
Tornare in C non comporterebbe solo la perdita della categoria. Per la società equivarrebbe a mandare in fumo il fatturato, vanificare anni di lavoro, rapporti economici consolidati, perdere la possibilità di recuperare il rapporto con la tifoseria e la piazza che negli ultimi giorni hanno mandato messaggi chiarissimi. Soprattutto, perdere l’appetibilità del club in quello che diventerebbe un vero dramma economico e sportivo. Accerchiato dai tifosi che annunciano un’estate tanto breve quanto calda, per evitare il disastro il presidente oggi è costretto ad appellarsi non tanto al senso di appartenenza (cui ormai credono in pochi) quanto all’amor proprio di ogni grifone, anche di quelli (la maggioranza) destinati a cambiare squadra ma in caso di retrocessione ad avere ad una macchia nella carriera. Gli stessi grifoni con cui durante il lockdown Santopadre ha voluto trattare il taglio-stipendi e cui stavolta, è lecito pensarlo, alla vigilia di queste due partite avrà dovuto fare ben altre promesse.
Ora gli scenari post-playout sono due: quello auspicabile della permanenza in B del Perugia, con la tifoseria che chiederebbe al presidente di cedere, a meno che non si riesca a rinnovare il matrimonio con nuovi presupposti; quello della caduta in Lega Pro, in cui restare e rilanciare diventerebbe per Santopadre scelta obbligata. Ai giocatori l’ardua sentenza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero