Grifo, stasera a Pescara per restare in B: Santopadre al bivio chiede ai grifoni di scongiurare il dramma sportivo

Il presidente Massimiliano Santopadre
di Antonello Ferroni
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Lunedì 10 Agosto 2020, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 09:35

PERUGIA - Nel Perugia sono giorni di grandi paure e silenzi rumorosi. La situazione in cui è precipitato inopinatamente il club dopo il lockdown ma soprattutto gli ultimi risultati e le scellerate prestazioni della squadra nei momenti decisivi, con gli inutili tentativi di rialzarsi attraverso mosse dettate dalla disperazione più che dalla coerenza, hanno capovolto le ambizioni iniziali e rischiano di aver minato le fondamenta del rapporto tra la società e una piazza in subbuglio tra sconforto, rabbia ed impotenza. Non che da queste parti si brilli per la comunicazione, ma ad ogni modo non è abituale arrivare alla vigilia di un evento di importanza capitale come un play out senza sentire una sola voce uscire da Pian di Massiano (o Cascia, fa lo stesso).

Persino Oddo, abituato a fronteggiare a testa alta le situazioni mediatiche, è rimasto senza parole, con ogni probabilità consigliato in questo senso. Un chiaro sintomo di mancanza di serenità. Come sempre alla vigilia di partite importanti, anche stavolta (venerdì) il presidente è salito in ritiro per stare vicino alla squadra, parlare, confrontarsi ma soprattutto spronare, dopo avere affidato a Goretti il compito di non lasciare soli un minuto grifoni e staff tecnico. Perché nella doppia sfida con il fattore-campo azzerato dal Covid e contro un avversario che vive le stesse difficoltà, il suo Perugia si gioca tutto.

Tornare in C non comporterebbe solo la perdita della categoria. Per la società equivarrebbe a mandare in fumo il fatturato, vanificare anni di lavoro, rapporti economici consolidati, perdere la possibilità di recuperare il rapporto con la tifoseria e la piazza che negli ultimi giorni hanno mandato messaggi chiarissimi. Soprattutto, perdere l’appetibilità del club in quello che diventerebbe un vero dramma economico e sportivo. Accerchiato dai tifosi che annunciano un’estate tanto breve quanto calda, per evitare il disastro il presidente oggi è costretto ad appellarsi non tanto al senso di appartenenza (cui ormai credono in pochi) quanto all’amor proprio di ogni grifone, anche di quelli (la maggioranza) destinati a cambiare squadra ma in caso di retrocessione ad avere ad una macchia nella carriera. Gli stessi grifoni con cui durante il lockdown Santopadre ha voluto trattare il taglio-stipendi e cui stavolta, è lecito pensarlo, alla vigilia di queste due partite avrà dovuto fare ben altre promesse.

Ora gli scenari post-playout sono due: quello auspicabile della permanenza in B del Perugia, con la tifoseria che chiederebbe al presidente di cedere, a meno che non si riesca a rinnovare il matrimonio con nuovi presupposti; quello della caduta in Lega Pro, in cui restare e rilanciare diventerebbe per Santopadre scelta obbligata.

Ai giocatori l’ardua sentenza.

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