Ast, lacrime e sangue o versione più soft: gli scenari del piano industriale

Ast, lacrime e sangue o versione più soft: gli scenari del piano industriale
TERNI L’incubo si chiama chiusura della parte fusoria, del...

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TERNI L’incubo si chiama chiusura della parte fusoria, del ”caldo” che porterebbe a tagli con l’accetta anche del personale. E’ un incubo che i sindacati hanno molto chiaro e che, finchè non conosceranno i dettagli del piano della ThyssenKrupp per Ast rimarrà comunque un obiettivo da evitare a tutti i costi. Subito o, anche, nel caso il piano industriale prevedesse più di una fase di attuazione, in un secondo momento. E’ un incubo motivato, oltre che dai rumors interni all’azienda, anche dal fatto che i turni per il caldo sono in calo e i lavoratori o vengono spostati ad altre mansioni oppure fanno qualche ore di cassa integrazione. L’altro scenario che si profila in queste ore è più soft. Non è il caso nè di alimentare speranze nè di creare panico, perchè le fonti ufficiali (Ministero, Regione e Comune) e chi conosce il piano,(oltre alla ThyssenKrupp, l’ex ad Marco Pucci e l’attuale, Lucia Morselli), non danno indicazioni di sorta. Ma sono i segnali già in atto dentro la fabbrica a suggerire un secondo scenario. In una prima fase del piano industriale la parte fusoria a caldo sarebbe ridimensionata ma non chiusa (si parla di 15 turni). Questa scelta prevederebbe un esubero di circa 180-200 operai che, però, potrebbero essere in parte assorbiti facendo rientrare in Ast del lavoro affidato a ditte terze (una sarebbe già stata avvisata che non vedrà rinnovato il contratto da settembre). Certo, anche in questo caso c’è il rischio di licenziamenti, in aziende, poi, in cui, spesso, i lavoratori hanno meno tutele e garanzie, e che meno possono fare pressione mediatica. Il problema è spostato, ma per le acciaierie sarebbe comunque un modo per minimizzare tagli e ammortizzatori sociali. La società delle fucine resta, comunque, a rischio e alcuni voci la vogliono non più autonoma, ma interna ad Ast. Andrebbe in questa direzione il ”declassamento” di una decina di dirigenti (gli ultimi assunti, secondo voci ufficiose) a quadri, fatta nei giorni scorsi dall’ad Lucia Morselli. Altre voci sostengono che, per completare questo quadro, manca un tassello: la messa in vendita di Aspasiel. Potrebbe essere invece un buona carta da mettere sul tavolo della trattativa, invece, il trasferimento, - in realtà annunciato da tempo e ancora non realizzato - della linea 5 di Torino che qui diventerebbe linea 6 e che farebbe lavorazione a freddo. E’ vero che questo piano ricalcherebbe molto quello annunciato da Pucci e c’è chi sostiene che i tedeschi potrebbero averlo del tutto ribaltato. Le incognite, dunque, restano tante. Anche se, sempre stando ad alcune indiscrezioni, il muro di Essen si sarebbe ammorbidito. Non è detto che domani i dirigenti della Thyssen - come temono i sindacati - presenteranno a palazzo Chigi il piano già pronto e blindato. Potrebbe essere solo il primo incontro, interlocutorio, su cui lavorare in collaborazione con le parti.
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Il Messaggero