Ast, restrizioni all'Indonesia e cassa integrazione Settimana decisiva

Ast, restrizioni all'Indonesia e cassa integrazione Settimana decisiva
Dopo la decisione di ricorso alla cassa integrazione ordinaria annunciata dall’Ast, la preoccupazione tra i sindacati è palpabile. La cassa integrazione era...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dopo la decisione di ricorso alla cassa integrazione ordinaria annunciata dall’Ast, la preoccupazione tra i sindacati è palpabile. La cassa integrazione era già stata applicata per tre settimane tra dicembre 2018 e gennaio 2019, e più volte tra il 2016 e 2017. Quello che preoccupa, questa volta, è l'alto numero di dipendenti coinvolti, anche se il Ceo Massimiliano Burelli ha comunque specificato che si tratta di un numero massimo ma che, in realtà, potrebbero essere molti di meno i lavoratori coinvolti nel taglio delle ore lavorate. 

L’azienda e le organizzazioni sindacali si confronteranno in merito alla situazione dei lavoratori e dell’Ast stessa questa settimana.
I motivi che hanno portato alla richiesta di Cassa integrazione, per Ast, sono stati il prezzo del nichel alle stelle e il calo degli ordinativi frutto della spietata concorrenza asiatica, come ha spiegato al Messaggero il Ceo Burelli; del resto era già stata considerata l’ipotesi dei rischi che potevano venire in particolare dall’Indonesia, che non è sottoposta alle contromisure adottate dall’Ue per proteggere i mercati. Ieri, però, è arrivata la buona notizia: l'Indonesia, dal primo ottobre, sarà inserita nei paesi a cui verrà sottoposto un dazio alle importanzioni, mettendo così fine alla concorrenza sleale che si stava verificando in questi mesi.Un atto per non dimenticare le garanzie dovute alle  aziende che rispettano l’ambiente, le leggi e i diritti dei lavorator, che dovrebbe fugare almeno in parte le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi da istituzioni e sindacato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero