Ast Terni passa ad Arvedi «Così siamo più forti e più competitivi»

Ast Terni passa ad Arvedi «Così siamo più forti e più competitivi»
La firma arriva alle quattro di notte, con gli avvocati di entrambi le parti che fino all'ultimo controllano tutte le postille. Arvedi, il gruppo di Cremona fondato nel 1963...

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La firma arriva alle quattro di notte, con gli avvocati di entrambi le parti che fino all'ultimo controllano tutte le postille. Arvedi, il gruppo di Cremona fondato nel 1963 dal Cavaliere del lavoro Giovanni Arvedi, e una delle realtà siderurgiche italiane più avanzate (un fatturato di 2,3 miliardi e un utile di 34,5 milioni di euro nel 2020, oltre 3.800 dipendenti in Italia) compra dai tedeschi della ThyssenKrupp le acciaierie di Terni.

La spunta su altri tre gruppi concorrenti, che avevano, anche loro, presentato offerte vincolanti: i coreani della Posco, (che sono stati i primi a ritirarsi, presentando sostanzialmente una offerta non ritenuta congrua), i cinesi di Baosteel (che, però, erano interessati anche ad altri asset di ThyssenKrupp che, invece, i tedeschi non hanno voluto vedere), gli acciaieri di Mantova, i Marcegaglia, competitor al quadrato perchè fra le due famiglie non è mai corso buon sangue. Un peccato. Già il Primo Maggio, i sindacati presenti a Terni avevano invitato a non fare lotte di campanile, sottintendendo che anche loro, (o almeno gran parte delle sigle), erano favorevoli a che l'acciaio tornasse in mano italiana e che magari un unione tra le due famiglie sarebbe stata la cosa migliore. Così non è stato e Arvedi, secondo quanto si è appreso, è stato preferito sia da Thyssen sia dal governo italiano, per il piano industriale che ha presentato e che verrà svelato nelle prossime settimane. Una lunga maratona che ieri ha visto comunque il raggiungimento di un traguardo importante, almeno di un punto fermo dopo anni di alti e bassi e incertezze.
«L'operazione rappresenta un rafforzamento del Gruppo Arvedi in quanto ne completa, in una sinergia industriale, il mix produttivo. Un'operazione di sistema Paese che potrebbe dare inizio ad altri positivi sviluppi. Ci fa piacere il segno di continuità e di fiducia che la Società thyssenkrupp ha desiderato dimostrare valutando la possibilità di mantenere una quota di partecipazione di minoranza in Ast», ha detto il cavalieri di Cremona.
ThyssenKrupp rassicura i dipendenti delle acciaierie sostenendo che «Ast potrà beneficiare degli investimenti previsti della nuova proprietà e da prospettive di sviluppo interessanti. Le parti hanno concordato di non divulgare il prezzo d'acquisto; il closing dell'operazione è previsto entro la prima metà del 2022», quando l'Antistrust europea darà il placet all'operazione.
La Ceo di ThysseKrupp, Martina Merz ha anche sottolienato cone «questa quarta transazione dimostra come stiamo lavorando alle nostre priorità, facendo progressi decisivi nel processo di trasformazione di Thyssenkrupp» e che lascia il gruppo con questa situazione: un fatturato di circa 1,7 miliardi di euro nell'esercizio 2019/2020, per circa 2700 addetti.
Il risultato va attribuito anche al lavoro fatto dall'attuale Ceo di Ast, Massimiliano Burelli, manager di poche parole ma che ha dato una sua impronta alle acciaierie ternane (dalla la scelta di fare un'azienda sartoriale, versata al cliente, grandi cambiamenti organizzativi, all'attenzione alla sicurezza sul lavoro) e che ha una grande esperienza nel settore e dal suo uomo di fiducia, Tullio Camiglieri, responsabile delle Relazioni esterne il quale ha più volte incontrato oltre al ministro Giancarlo Giorgetti anche l'ambasciatore tedesco e buona parte dell'industria che conta.
Una scelta questa ricaduta su Arvedi che ha dato un colpo di spugna anche ai tanti fantascenari e alle fake news messe in circolo per avvelenare l'ambiente e per tentare di favorire aspirazioni personali che si sono susseguiti in questi mesi.


«Grazie alla combinazione con Ast, il gruppo Arvedi si consoliderà tra i principali player europei nel settore dell'acciaio», ha concluso la Ceo Merz.Ed è l'augurio che oggi tutta l'Umbria (e il paese) si fa. I nodi da sciogliere sono sempre quelli: mantenimento del livello occupazionale e del sito integrato, la produzione di un milione di tonnellate e il mantenimento di due forni dell'area a caldo. E poi investimenti per continuare a rimanere un'azienda che guarda al futuro, come Ast sa fare da centotrentasette anni.
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Il Messaggero