Amelia, la sfida dell'Ente Palio «Pronti a fare la manifestazione»

Amelia, la sfida dell'Ente Palio «Pronti a fare la manifestazione»
Chi ha paura del Coronavirus? Non l'Ente Palio dei Colombi che ad oggi sta lavorando come se nulla fosse alla quarantacinquesima edizione del Palio dei Colombi. «Non...

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Chi ha paura del Coronavirus? Non l'Ente Palio dei Colombi che ad oggi sta lavorando come se nulla fosse alla quarantacinquesima edizione del Palio dei Colombi. «Non siamo degli incoscienti -precisa il presidente dell'ente Carlo Paolocci- ma ci troviamo di fronte ad una situazione in continuo divenire che, fortunatamente, per ora sembra in miglioramento. In queste settimane ci siamo riuniti con le contrade e con l'Aurs (associazione umbra rievocazioni storiche ndr) per valutare la situazione generale e discutere i casi specifici. Il Palio ad Amelia è ad agosto e mancano ancora più di due mesi. Confidiamo che per allora l'emergenza sanitaria sia in remissione. Ovviamente, vedremo quali saranno le disposizioni del Governo e ci regoleremo di conseguenza». L'idea comunque, sembra essere quella di proseguire sulla strada dell'allestimento della competizione. «Qualche giorno fa -continua Paolocci- sono stato al campo dei giochi con alcuni ragazzi delle contrade. Siamo andati a pulire, a dare una sistemata. Ho visto i loro occhi brillare, per loro e tanti altri il Palio non è solo le due settimane estive, è un anno di lavoro, di condivisione di aggregazione».

Sulle modalità di svolgimento il presidente non si sbilancia ma sembra determinato a mandare in porto quantomeno la gara. «A costo di svolgerla a porte chiuse- ribadisce- magari con la possibilità per il pubblico di seguire la diretta da casa».  Uno scenario a dir poco atipico per una manifestazione di piazza, che rischia di gravare pesantemente anche sul bilancio. «Fra Ente e contrade- precisa il presidente- ci sono spese fisse annuali pari a circa 45.000 euro. Sono affitti, bollette, rate per la ristrutturazione del campo della gara. Se dovessero saltare le taverne e tutti eventi collaterali rischiamo davvero di andare all'aria, ma io in coscienza non me la sento di togliere questo sentimento, questa tradizione alla città. E poi parliamoci chiaro, si tratta anche di una possibilità economica per tante imprese del territorio. In questo momento di crisi profonda, ricevere una commessa come quella per le taverne per un produttore o un fornitore locale non è cosa da poco».


La speranza è che a livello regionale possano giungere aiuti. «L'indotto economico produttivo legato alle manifestazioni storiche ha un peso non da poco in Umbria - speriamo che la Regione riesca a trovare un modo per supportare economicamente questa realtà». Nel frattempo si continua a lavorare «io come sempre - chiude- sono in sede. Portare avanti la manifestazione in un momento in cui anche le principali stanno dando forfait è ancor più difficile ed emotivamente pesante perchè sai che In qualunque momento potrebbe crollare tutto».
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Il Messaggero