Oltre dieci comuni, 60.000 abitanti, un raggio di circa 80 km sono questi i numeri del buco nero creato dalla chiusura dei punti di primo soccorso degli ospedali di Narni e...
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Infatti, se da un lato l’opinione pubblica preme perché sul territorio narnese e amerino vengano mantenuti i due punti di primo soccorso, dall’altra sembra che, già in tempi ante Covid, siano stati alcuni degli stessi medici che vi lavorano a chiederne la chiusura o quantomeno un ridimensionamento degli orari eliminando almeno l’apertura notturna. Fra le motivazioni, la carenza e l’inadeguatezza delle attrezzature per assistere le urgenze. La linea assunta dagli internisti del Santa Maria dei Laici si basa sull’inadeguatezza della struttura nella gestione di tutti i tipi di emergenza. «In Umbria abbiamo un tasso altissimo di denunce contro l’operato dei medici -spiega il vice sindaco di Amelia e assessore alla sanità Andrea Nunzi- e lavorare in certe condizioni, aumenta esponenzialmente la possibilità di errore oltre ovviamente a mettere a rischio la vita dei pazienti».
«Di fronte a questa situazione ci saremmo aspettati una reazione da parte dei medici di Terni e Orvieto - spiega un’operatrice del 118- sarebbe più costruttivo del prenderci a male parole quando portiamo troppi pazienti. Anche perchè sanno benissimo che non possiamo fare altrimenti». «Per ovviare al problema del sovraffollamento - spiega la sindaca di Amelia Laura Pernazza - il commissario straordinario Massimo de Fino, ha confermato la possibilità di convogliare alcuni dei codici gialli o verdi dalle ambulanze direttamente ai reparti ospedalieri di Narni e Amelia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero