Da Terni a Vancouver, passando per Milano e, soprattutto, per la Silicon Valley. Ha attraversato mezzo mondo, scalando le vette della digital economy in pochi anni, ma ha un...
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Basta dire che lo scorso anno AdEspresso è stata valutata 20 milioni di dollari. «Sono nate speculazioni sul fatto che fosse la cifra di vendita - aggiunge Chieruzzi -, ma non possiamo dichiararla. Sicuramente si parla di decine di milioni, è stata la più grande exit' del 2016 per una startup». Nonostante AdEspresso sia ormai controllata al 100% da Hootsuite continuerà ad avere la sua autonomia gestionale, così come, oltre alle sedi di San Francisco e Vancouver, gli uffici anche a Milano e Roma, visto che lo sviluppo tecnologico del prodotto avviene quasi esclusivamente in Italia, dove lavora gran parte del team. «Il cuore dell'azienda è sempre rimasto italiano - dice Chieruzzi -, e poi al giorno d'oggi, nel mondo del digitale, non è fondamentale dove ci si trova. A San Francisco è stato più semplice trovare finanziamenti, ma anche il nostro Paese si sta muovendo molto. Sono fiducioso, ci sono un sacco di startup che stanno facendo bene, le competenze sono eccezionali e anche il mercato si sta evolvendo». Quale sia la ricetta per affermarsi, o almeno tentare, nel competitivo e dinamico mondo delle startup innovative, prova a dirlo Morettini, che è una delle braccia operative del gruppo e che, con orgoglio, continua anche oggi a vivere e lavorare a Terni. «Bisogna rischiare - dice - proporsi, farsi conoscere e apprezzare in tutti i modi, sperando che anche la fortuna faccia la propria parte. Avere una buona idea però non è essenziale, oggi le hanno in tanti, l'importante è svilupparla celermente e in modo corretto».
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Il Messaggero