Sanremo 2020, Junior Cally: «Io sessista? Macché, amo e sono educato». Salvini? È un pesce grosso, non rispondo»

Una partitella di calcetto, il suo staff contro una squadra improvvisata di giornalisti, dove il risultato finale non conta. L’adrenalina messa in campo serve come...

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Una partitella di calcetto, il suo staff contro una squadra improvvisata di giornalisti, dove il risultato finale non conta. L’adrenalina messa in campo serve come esorcismo, Junior Cally sfoga la rabbia che ha dentro dopo che, per qualche settimana, da destra a sinistra hanno sparato su di lui, chiedendone l’eliminazione da Sanremo per «indegnità morale». Sotto attacco non la canzone che porterà domani sera in gara, “No grazie”, ma “Strega”, un suo vecchio brano dai versi sessisti. Lo sfogo è inevitabile dopo avere gettato la maschera.


«Mi hanno trasformato nel nemico pubblico numero 1, credevo di arrivare all’Ariston come sconosciuto, con un effetto tipo “Junior Cally? Ma chi è?” E invece polemiche in serie. Le contestazioni non mi fanno paura. Quello che mi ha fatto più male è stato l’effetto degli attacchi nei miei confronti sulla mia famiglia. Mia madre che apriva Facebook e trovava petizioni per togliermi la cittadinanza del Paese dove sono nato, gente che le scriveva di conoscerla come una donna di chiesa, non come la mamma di una sorta di bestia di Satana». 

Il rapper smascherato - sia in prova che sul campo da gioco ha rinunciato a coprirsi il volto - che all’anagrafe si chiama Antonio Signore, viene da Focene (Roma) e ha 29 anni, ha le idee chiare: «Un giorno, a tre settimane dall’annuncio che ero in gara con quel testo», dice, sottolineando i versi antisovranisti e le accuse a Salvini e Renzi, «improvvisamente sono stati estrapolati pochi versi di una mia vecchia canzone, mai uscita ufficialmente, e sono diventato il cattivissimo, per farla breve: il femminicida».

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«Io sono contro la violenza - prosegue il rapper - ma la violenza esiste, sono un ragazzo innamorato, uso le parole per raccontare storie d’amore e anche di violenza. Comunque vada, anche di fronte a contestazioni all’Ariston, risponderò con calma e dignità: devo rispetto al Festival, alla canzone italiana e ad alla mia canzone». 

Ma Salvini non demorde: «Questa settimana in Italia può accadere qualsiasi cosa: si possono chiudere porti e aeroporti ma questa è la settimana di Sanremo», manda a dire il leader leghista da Palermo. Junior Cally, comunque, si dice «stanco di polemiche» e non vuole entrare in polemica diretta con Salvini: «Io sono un cantante, pure giovane, lui è un pesce grosso. Non rispondo. Ma la mia canzone dice una cosa vera: che io ce l’ho fatta, ma i miei coetanei, i ragazzi del muretto con cui sono cresciuto, loro no. E che nè io, nè nessuno dei coetanei che conosco, crede nei politici italiani». 

«Rabadisco che sono un ragazzo innamorato - conclude - e mi reputo un uomo educato, alla faccia del rap e dei tatuaggi. Ho aspettato per rispondere perché non volevo essere frainteso, sbagliare per eccesso di foga. Ora voglio lasciare che a parlare sia la mia canzone, quella che porto in gara, non il mio passato. Vorrei non si confondesse, sbagliando, il narratore con la storia narrata».

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Il Messaggero