Sanremo 2020, Amadeus conduttore e direttore artistico (e ci sarà anche Fiorello): «E' il sogno di una vita»

«Il mio nome è stato ventilato più volte, ma nel gruppo dei possibili candidati a ogni Sanremo di transizione, mai come uomo in fuga verso la vittoria finale....

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«Il mio nome è stato ventilato più volte, ma nel gruppo dei possibili candidati a ogni Sanremo di transizione, mai come uomo in fuga verso la vittoria finale. Quest'anno ero uscito dal plotone, ho capito che poteva essere la volta giusta. Ed ora ho avuto la notizia che un presentatore aspetta da una vita: sarò il conduttore, e il direttore artistico, del prossimo Sanremo». Non un Sanremo qualunque, Amadeus, anzi Amedeo Umberto Rita Sebastiani, da Ravenna, classe 1962: sarà l'edizione numero 70, la Rai promette un festival «all'insegna della coralità e della celebrazione», «nel segno della storia della Rai che vedrà impegnata l'intera azienda», un «ambizioso evento multipiattaforma».


​Sanremo 2020, è ufficiale: Amadeus conduttore e direttore artistico. Fiorello: «Felice per lui»

«Certo, c'è da festeggiare una tradizione italiana, che viene tramandata da generazioni e unisce il Belpaese da Nord a Sud, da Sud a Nord. E, visto che ha scelto me, devo ringraziare tutta la Rai, dall'ad Fabrizio Salini alla direttrice di Rai1 Teresa De Santis. Sono commosso, confuso e felice, eccitato».

Ora però bisogna disegnare il Sanremo secondo Amadeus, conduttore, ma anche dj e al timone di tanti Festivalbar. Che musica farà all'Ariston nel 2020?
«Sarà il Sanremo di tutti, come sempre dovrebbe essere la tv del servizio pubblico. Guarderò alla musica che trasmettono le radio, che i giovani ascoltano sui telefonini, che Baglioni in qualche modo aveva già sdoganato nell'ultima edizione, la seconda affidata a lui: la trap, il rap, l'indie, l'elettronica... Ma non tralascerò, anzi, la tradizione canora nostrana: perché se Sanremo è Sanremo, come ci ha insegnato superPippo, lo è grazie a canzoni che sono rimaste negli anni. Ecco, so che lo hanno già detto tutti quelli mi hanno preceduto, ma il mio compito sarà scovare quante più canzoni capaci di resistere all'usura del tempo, trap o veteromelodiche che siano, senza snobismi e pregiudizi».

Fiorello si è già autoinvitato e potrebbe essere in diretta addirittura tutte e cinque le serate.
«Rosario è più di un amico, è quasi un fratello. E amici e fratelli non si invitano: per loro le porte sono sempre aperte».

Baudo, Fazio, Chiambretti potrebbero far parte della squadra, più difficile immaginare le presenze di Carrà, Clerici, Ventura. Cercansi donne disperatamente? O torneranno le vallette?
«È presto per parlarne, come delle canzoni. Adesso permettetemi qualche giorno di vacanza, poi ci metteremo al lavoro».

Ricorda il suo primo Sanremo da spettatore? La canzone-epifania che le rivelò il fascino indiscreto della terra dei cachi?
«Non rammento una canzone, ma la gara: ero bambino, con tutta la famiglia andavamo dai nonni a seguire le serate. È il rito Sanremo ad avermi stregato, per me ha il sapore di quelle belle serate in famiglia o con gli amici che vorrei restituire al pubblico con la necessaria modernità. Per me è davvero un sogno che si realizza, come per un romano che arriva a giocare nella Roma che è stata di Totti».

A proposito, inviterà i Totti della canzone italiana? Come superospiti o proverà a convincerli a rimettersi in concorso?
«Non c'è ancora il Festival di Amadeus, bisogna aspettare».

La nota della Rai parla anche di un DopoFestival all'insegna dell'innovazione. E di un Sanremo Giovani che avrà un'apertura ancora maggiore alle nuove tendenze.

«Il tavolo di lavoro svoltosi martedì con la filiera dell'industria musicale potrebbe permetterci di intercettare musica giovanile finora sfuggita al festivalone. E il Dopofestival è da sempre lo spazio dove si sperimentano nuove formule». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero