Lidia Poët, la serie Netflix non racconta (solo) il femminismo ma tratta della modernità che non trova spazio nella società italiana

L'attrice che interpreta la protagonista è Matilda De Angelis, artista italiana di grande successo negli ultimi anni.

Lidia Poet, la serie Netflix non racconta (solo) il femminismo ma tratta della modernità che non trova spazio nella società italiana
«La Legge di Lidia Poët» è l'ultima serie di successo sfornata da Netflix. L'attrice che interpreta la protagonista è Matilda De...

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«La Legge di Lidia Poët» è l'ultima serie di successo sfornata da Netflix. L'attrice che interpreta la protagonista è Matilda De Angelis, artista italiana di grande successo negli ultimi anni.


I 6 episodi della prima stagione raccontano una storia di emancipazione femminile: quella di Lidia Poët, la prima donna in Italia ad entrare nell’Ordine degli Avvocati, nel 1920. 

La serie è ambientata nella Torino del 1883. Fu l'11 novembre di quell'anno che una sentenza della Corte d’Appello del capoluogo piemontese dichiarò illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo, impedendole di esercitare la professione semplicemente perché era una donna. 

La storia della prima avvocatessa non si ferma all'acquisizione del suo ruolo. La serie parla di femminismo, emancipazione, patriarcato e di identità. Ma non solo.

Una serie che racconta l'Italia ma in modo internazionale

In teoria si tratta di una serie di piccole storie poliziesche come ce ne sono tante, forse troppe, in televisione. È una serie di costumi come le tante che ci sono sulle reti gratuite.

Ma Lidia Poet non si ferma a questo. Per fortuna.

Si tratta di un prodotto che ha come protagonista una donna «che fa le cose che fanno gli uomini» (semicitazione, ndr.). È persino una serie di identità nazionali, una storia vera radicata in un preciso periodo storico e in un preciso luogo. Certo, non è la Torino di fine Ottocento com'era realmente, ma è la Torino di fine Ottocento per quello che rappresentava, filtrata da una lettura precisa, quella della modernità che avanza.

 

 

Chi è Lidia Poet

Lidia Poët è realmente esistita, è stata la prima donna avvocato in Italia, vissuta alla fine dell'800 a Torino dove ha lottato per più di 30 anni per il riconoscimento della sua qualifica. Il mondo degli avvocati maschi non la voleva, perché era una donna. Nella serie Lidia (Matilda De Angelis) viene revocata all'albo nella prima puntata e si riduce ad assistere il fratello avvocato (Pier Luigi Pasino) risolvendo casi che non vorrebbe nemmeno prendere e dovendo continuamente litigare con lui per fare cose a modo suo. Dal punto di vista narrativo si tratta di storie di femminismo ante litteram, casi di patriarcato o di libertà schiacciata, in una città che era all'avanguardia e con un personaggio che funge da incarnazione stessa della modernità, che non si può fermare, che trova sempre strade diverse per espandersi e che lentamente ma inesorabilmente contagia tutti.

 


 

Lidia, un personaggio moderno in una società italiana in mutamento

L'attrice Matilda De Angelis ha così detto a Vogue: «Credo che come per tutte le battaglie storicamente importanti, non ci sia mai un epoca in cui è sano abbassare la guardia. Combattiamo per cose che sono radicate in secoli di cultura e storia, non si debellano facilmente, un po’ come per alcune malattie»

Lidia è un'adulta più intelligente delle altre, veloce e sessualmente autonoma (entra per la prima volta in scena facendo sesso), ma la dinamica vincente è che è sempre costretta dal mondo che la circonda e dal suo tempo a comportarsi come un'adolescente. Deve falsificare la firma del fratello per ottenere ciò di cui ha bisogno, deve scappare, mentire alla nuora nella casa in cui dorme, mettersi nei guai, avere altri amanti da incontrare di nascosto e fingere di essere chi non è per risolvere i suoi casi.

La legge di Lidia Poët vive proprio sul carattere della sua protagonista, è una serie durissima sul tema del femminismo com'è lei, arrabbiata e impossibile da contenere, ma anche molto sboccata (per l'epoca) e ironica, con piccoli scatti di umorismo e leggerezza che non significa superficialità.
 

 

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Il Messaggero