Troppi spinelli, memoria più corta: allarme dei ricercatori americani

Foglie di marijuana (ilmessaggero.it)
Brutte notizie per i giovani consumatori abituali di marijuana: farsi le“canne” rischia di offuscare la memoria. A sostenerlo non sono le dicerie popolari o le raccomandazioni...

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Brutte notizie per i giovani consumatori abituali di marijuana: farsi le“canne” rischia di offuscare la memoria. A sostenerlo non sono le dicerie popolari o le raccomandazioni dei soliti genitori apprensivi ma un gruppo di ricercatori della Northwester University dell’Illinois, autori di uno studio pubblicato dal magazine “Hippocampus”. Secondo la ricerca, infatti, la cannabis “è in grado di danneggiare selettivamente quelle aree cerebrali deputate alla memoria a lungo termine che utilizziamo ogni giorno per risolvere i problemi più semplici”, con menzione speciale per l’ippocampo, regione situata nel lobo temporale.




La connessione tra l’eccessiva assunzione di marijuana nel periodo dell’adolescenza e la perdita di smalto delle funzioni mnemoniche in età adulta è stata dimostrata dall’equipe americana sulla base di alcune prove cognitive e dell’esame della risonanza magnetica: sottoposti al test, gli ex “irriducibili dello spinello” - oggi lontani dal vizio da circa due anni ma segnati tutti da un passato di consumatori di marijuana al ritmo di una canna al giorno per un triennio ai tempi della scuola - hanno fornito risposte molto inferiori a quelle prodotte da un campione di non fumatori utilizzato come termine di comparazione. Addirittura, il gap è pari a un significativo meno 20 percento, con l’aggravante di pericolose alterazioni strutturali proprio in corrispondenza dell’ippocampo evidenziate inequivocabilmente dalle risonanze.



Come se non bastasse, inoltre, gli studiosi della Northwester University hanno stabilito come in certe patologie schizofreniche il differenziale tra i malati amanti della cannabis e quelli non fumatori arrivi fino a toccare il ventisei percento. Considerato l’innegabile ascendente della “maria” sulla popolazione giovanile mondiale, c’è davvero da preoccuparsi.



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Il Messaggero