Prism, Google e Facebook si difendono: «Mai preso parte al programma dell'Nsa»

Il quartiere generale di National Security Agency
ROMA - Larry Page e Mark Zuckerberg respingono le accuse secondo le quali anche Google e Facebook avrebbero partecipato a Prism, il programma segreto per il controllo del web ad...

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ROMA - Larry Page e Mark Zuckerberg respingono le accuse secondo le quali anche Google e Facebook avrebbero partecipato a Prism, il programma segreto per il controllo del web ad opera della National Security Agency. a far esplodere lo scandalo che ha investito l'amministrazione di Barack Obama The Guardian che ha pubblicato un'ordinanza segreta che costringerebbe Verizon a consegnare dati alla National Security Agency.




E lo fanno scrivendo lettere direttamente agli utenti di BigG e del social network da un miliardo di navigatori. Si riapre il dibattito sui Big Data, i dati che confluiscono sul web, miliardi di informazioni condivise tramite per il controllo del web ad opera della National Security Agency. E lo fanno social network, blog, piattaforme di condivisione di video e foto.



Larry Page sceglie il blog ufficiale di Google per postare una lettera che inizia con "Dear Google users" dal titolo esplicativo: "What the...?". «Non abbiamo aderito a nessun programma che dia accesso diretto ai nostri server al governo o a enti non governativi», si legge nella dichiarazione a firma di Larry Page e David Drummond, rispettivamente amministratore delegato e capo dell'ufficio legale della società.



«In più il governo degli Stati Uniti non ha accesso diretto, né attraverso "una porta di servizio" alle informazioni conservate nei nostri centri dati. Non abbiamo mai sentito parlare del programma Prism fino a ieri», si aggiunge. I dati degli utenti vengono forniti al governo «solo nel rispetto della legge» aggiunge il comunicato precisando che «di frequente» le richieste vengono respinte «se non seguono le corrette procedure o sono troppo ampie».



Google afferma di non essere a conoscenza di un ordine così ampio come quello ricevuto da Verizon per la comunicazione dei dati di milioni di clienti. «Ogni insinuazione che Google stia rivelando informazioni sui propri utenti su così larga scala è falsa», si aggiunge. La vicenda, conclude il comunicato, conferma la necessità di trasparenza e «Google ha lavorato molto per essere aperto sulle richieste che riceve».



Esiste su Google una pagina che stila una sorta di rapporto sulla trasparenza: le richieste dei governi sui dati degli utenti.



Mark Zuckerberg pubblica sul suo profilo su Facebook la lettera definendo «oltraggiose» le notizie pubblicate riguardo a Prism. Zuckerberg assicura che «Facebook non fa parte e non ha mai fatto parte di alcun programma per fornire al governo Usa o ad altri governi accesso diretto ai nostri server». Il fondatore del social network spiega che «mai abbiamo ricevuto alcuna richiesta o ordine giudiziario da alcuna agenzia del governo di informazioni o masse di metadata». Zuckerberg assicura che quando un governo chiede dati «noi controlliamo attentamente ogni richiesta, per essere certi che segua le corrette procedure e tutte le leggi».



Ma dal New York Times continuano ad arrivare accuse secondo le quali ci furono negoziati e incontri tra i servizi segreti e gli esponenti delle compagnia della Silicon Valley come Google, Facebook, Aol e Apple.



Il Patriot Act. La richiesta di dati secondo il quotidiano rispetterebbe il controverso Patriot Act approvato durante l'amministrazione Bush dopo gli attacchi dell'11 settembre.

@l4ur4bogliolo


laura.bogliolo@ilmessaggero.it
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Il Messaggero